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CHE FINE HANNO FATTO? La storia di Sforza, tra l'Inter, "Aldo, Giovanni e Giacomo" e la depressione: oggi fa l'allenatore

Dopo la carriera tra Svizzera, Germania e Italia, per una sola stagione, oggi è tornato in patria dove fa l'allenatore di calcio
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Molti dei nati negli anni '90 ricordano il suo nome grazie a una celebre scena del film Tre uomini e una gamba di Aldo, Giovanni e Giacomo: si tratta dell'italo-svizzero Ciriaco Sforza 

Le tappe della sua carriera

Ma in realtà, prima ancora di diventare un cult generazionale per una gag comica, Sforza era già noto nel mondo del calcio. Considerato da molti come uno dei centrocampisti più talentuosi della sua generazione, la sua carriera però non è mai riuscita a rispettare pienamente le aspettative.

Nato in Svizzera da genitori originari di Avellino, ha mosso i primi passi nel calcio con l’Aarau, per poi approdare al Grasshoppers, uno dei club più prestigiosi del paese. Esordì nella massima serie svizzera a soli 16 anni, mostrando fin da subito doti tecniche fuori dal comune.

 

A 23 anni è sbarcato in Bundesliga, al Kaiserslautern, per due stagioni, prima di compiere il grande salto nel club più blasonato di Germania: il Bayern Monaco. Dopo un anno in Baviera, nel 1996 è tornato in Italia, acquistato dall’Inter allenata da Roy Hodgson, suo grande estimatore. Ma quella che doveva essere la consacrazione definitiva si è poi rivelata un'annata al di sotto delle aspettative. Nella sua unica stagione all’Inter ha collezionato 40 presenze e 4 gol, chiudendo l’annata con l’amaro in bocca per la sconfitta nella finale di Coppa Uefa contro lo Schalke 04.

Dopo l’esperienza nerazzurra ha fatto ritorno in Germania, ancora tra Kaiserslautern e Bayern, ma da lì è iniziato il declino della sua carriera. A salvarlo dal completo anonimato è stata la Nazionale svizzera, dove è riuscito spesso a trovare continuità e un ruolo da protagonista.

 

La sua vita oggi

Appese le scarpette al chiodo, Sforza ha deciso di restare nel mondo del calcio intraprendendo la carriera da allenatore in Svizzera, allenando anche il Thun, il Grasshoppers e il prestigioso Basilea.

Oltre al calcio, Ciriaco Sforza è stato anche tra i primi a rompere il silenzio su un tema delicato come la depressione, raccontando pubblicamente la propria esperienza. Le sue parole hanno contribuito ad aprire un dibattito importante su un disturbo che, nel tempo, ha colpito sempre più calciatori, lanciando un messaggio di forza e vicinanza a tutti coloro che ne soffrono:

 "Sì, venti o anche solo dieci anni fa era considerata una vergogna. Niente di più sbagliato. Quando allenavo il Grasshoppers, ho deciso di fermarmi per quasi due anni. Avevo paura. Del fallimento, della vita, di morire di infarto per via della pressione. Oggi a 54 anni sono un uomo più forte. E sogno l’Inter. La scena del film? Ne vado orgoglioso”.

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