Dura appena 25 minuti il ritorno a Manchester di Kevin De Bruyne. La leggenda dei Citizens tornava per la prima volta all’Etihad, suo giardino di casa per 10 anni, e lo faceva con la maglia del Napoli che ha scommesso sul belga, svincolatosi dal club di Guardiola. L'esordio in Champions League però è stato complicato per i partenopei e per il numero 11.
L'espulsione che cambia tutto
Nessun infortunio, nessun ripensamento. Conte ha richiamato De Bruyne in panchina dopo meno di mezzora in campo in seguito all’espulsione del capitano Giovanni Di Lorenzo che, intorno al minuto 20, ha steso da ultimo uomo Haaland diretto verso la porta azzurra. Avendo la necessità di rinforzare la difesa, il tecnico ha inserito Olivera e ha scelto di far uscire proprio l’uomo più atteso.
Con Hojlund a fare da punto di riferimento in attacco e McTominay e Anguissa a correre per due, l’unico a poter fare spazio all’uruguaiano era il belga. Richiamato in panchina, De Bruyne ha accettato subito il cambio, senza fare alcuna rimostranza, e si è accomodato di fianco ai compagni per supportarli in una gara che si è messa subito in salita.
Un ritorno diverso dalle aspettative
Ci si attendeva ben altro ritorno per lui all’Etihad Stadium. I suoi vecchi tifosi d’altronde lo avevano accolto come un eroe, certamente uno dei migliori giocatori mai passati nel club di Manchester. Al momento del suo ingresso in campo sono stati tanti gli striscioni a lui dedicati: da “King Kev”, come era chiamato, fino a un “Once a blue, forever a blue”, un marchio per cui, nonostante questa volta fosse tornato da avversario, per i tifosi De Bruyne è e sarà sempre uno di loro.
