Sul palcoscenico internazionale, c'è chi sta cercando di unire sport, politica e diplomazia in modi non proprio tradizionali. Tra questi, spicca Gianni Infantino, il presidente della FIFA, che sembra aver trovato un insolito e stretto alleato in Donald Trump. Questa alleanza, controversa e discussa, ha visto il suo culmine di recente al vertice di Gaza. Ma perché Infantino era lì? L'autorevole New York Times ha dato ampio spazio a questa connessione.
La presenza inaspettata al vertice di Sharm el-Sheikh
A Sharm el-Sheikh si è tenuto un importante vertice per celebrare l'accordo di cessate il fuoco a Gaza. Tra i molti leader mondiali presenti, c'era anche il presidente della FIFA Gianni Infantino, estraneo alla politica ma vicino a Trump. La sua presenza ha sollevato varie sopracciglia, ma Infantino sembra avere le sue ragioni, almeno secondo quanto dichiarato su Instagram: "È davvero importante che la FIFA sia qui", ha sottolineato mentre appariva accanto a Trump e al Presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi.
"È stato l'unico dirigente sportivo presente al vertice di lunedì e l'unico dignitario senza un ruolo politico", scrive il Times di Infantino, il quale dal canto suo non ha mai nascosto il suo sostegno a Trump, tanto da elogiare il suo operato in diverse occasioni e addirittura suggerendo che meriti il Premio Nobel per la Pace. Un partenariato che ha sollevato parecchie critiche negli ambienti calcistici, dove molti dirigenti ritengono che il presidente della FIFA stia violando la neutralità politica richiesta dall'organizzazione. Il comportamento del numero uno del calcio mondiale non è passato inosservato. La FairSquare, organizzazione per i diritti umani, ha definito questa collaborazione "profondamente preoccupante". Mentre un portavoce della FIFA difendeva la sua presenza allo stesso livello di altri leader mondiali, le polemiche continuavano a montare. Tra le altre cose, la FIFA deve ancora rispondere a un reclamo della Federazione calcistica palestinese contro Israele, il che rende la posizione di Infantino ancora più delicata.
Infantino si è avvicinato a leader che spesso mescolano politica e affari, come il presidente del Ruanda, Paul Kagame, e il principe ereditario dell'Arabia Saudita Mohammed bin Salman. Tuttavia, nessuno di questi rapporti sembra aver destato così tanto scalpore quanto la sua collaborazione con Trump. Quest'anno, la FIFA ha persino aperto un ufficio nella Trump Tower, simbolo evidente di un'amicizia che suscita tante perplessità quanto discussioni: "Il signor Infantino ha anche abbracciato i membri della famiglia Trump", continua il Times. "Ha rotto con le convenzioni permettendo alla figlia di Trump, Ivanka, di partecipare al sorteggio per la Coppa del Mondo per Club, il nuovo torneo che si è tenuto negli Stati Uniti quest'anno. In genere, i giocatori in pensione estraggono i nomi per i tornei. Trump ha convinto Infantino a lasciargli due trofei FIFA, tra cui una replica della Coppa del Mondo esposta nello Studio Ovale. All'inizio di questo mese, lo spazio riservato a questa coppa nel museo FIFA di Zurigo era vuoto...", conclude il quotidiano statunitense.