Fredy Guarin ha raccontato senza filtri il periodo più oscuro della sua vita. In una lunga intervista al Corriere della Sera, l’ex centrocampista dell’Inter ha svelato una spirale di autodistruzione fatta di alcol, solitudine e dolore.
Guarin si racconta a 360 gradi
Tutto è iniziato durante l’esperienza nerazzurra, aggravata dalla separazione dalla moglie. Il trasferimento in Cina ha peggiorato la situazione, allontanandolo dai figli. L’alcol è diventato una via di fuga, fino a portarlo a gesti estremi: tre tentativi di suicidio e un episodio drammatico con il padre, poi perdonato.
“All’Inter ho iniziato a bere a causa della separazione da mia moglie e quando mi sono trasferito in Cina la mia situazione è peggiorata. Stavo perdendo la mia famiglia, i miei figli erano lontani e mi sentivo responsabile di quella situazione”.
La svolta è arrivata grazie all’aiuto di una fondazione e di una psicologa. Guarin ha smesso di bere, ha ricominciato ad allenarsi e, dopo quattro anni, ha potuto riabbracciare i figli. Oggi lavora proprio nella fondazione che lo ha aiutato, trasformando il dolore in testimonianza.

“Ho aggredito mio padre ma non ero in me, ero ubriaco, Ogni volta che posso lo abbraccio e mi scuso, lui da tempo mi ha perdonato. Ho pensato anche al suicidio e per tre volte ho provato a togliermi la vita. Dio mi ha salvato. Un giorno ero a casa da solo e avevo bevuto, iniziai a chiamare persone a me vicine ma nessuno rispondeva. Alla fine, ho chiesto aiuto al mio agente e alla mia psicologa”.
“La vita ora è serenità”, racconta. Dopo aver toccato il fondo, Guarin ha scelto di rinascere.








