La commovente lettera di Valverde: "Mia mamma il mio idolo. Il primo giorno al Real uno shock"

La storia di Federico Valverde è quella di un ragazzo umile che ce l'ha fatta grazie al calcio. In una commovente lettera il centrocampista del Real ha raccontato la sua parabola
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F. Valverde
#8Real MadridCentrocampista
La Liga
Stagione 2025/2026

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Passare da una vita umile e piena di difficoltà in Uruguay a giocare con il grande Real Madrid ed essere uno dei centrocampisti più forti del calcio europeo. Questa, in brevissima sintesi, la parabola di Federico Valverde, 25enne di Montevideo, da 5 anni pilastro della mediana delle Merengues appunto. In una lunga lettera pubblicata su The Players Tribune, il classe '98 ha ripercorso la sua vita calcistica ma anche privata, raccontando alcuni aneddoti riguardo il suo arrivo nel blasonato club spagnolo.

L'ascesa di Valverde

"Ripensando un po' alla mia vita, direi che ho avuto tre giorni perfetti", ha esordito il centrocampista. "Il primo è stato il giorno in cui il Real Madrid è venuto a prendermi. Il secondo è stato il giorno in cui è nato mio figlio Benicio. E il terzo è stato il giorno in cui è nato mio figlio Bautista". L'infanzia in Uruguay non è stata così semplice: "Mio padre lavorava come guardia di sicurezza al casinò. Mia madre lavorava in un negozio di abbigliamento e vendeva anche vestiti e giocattoli alle fiere di strada. Posso ancora sentire il rumore che facevano le ruote mentre spingeva un enorme carro pieno di scatole. Sembrava un carro che solo Hulk poteva spostare, ma lei lo spostava da sola, poverina. Una vera guerriera. Che facesse molto caldo, freddo, pioggia o tuoni, lei sarebbe arrivata con quel carro alla fiera".

 

"A volte l'accompagnavo e mi sedevo in cima a un cassetto guardando le macchine, senza rendermi conto del suo sacrificio", prosegue Valverde nel suo racconto. "La cosa peggiore era che alla fine della giornata, mia madre doveva piegare tutti i vestiti e mettere via tutte le cose ancora una volta e spingere il carretto per tornare a casa. E poi, cucinare, lavami i calzini sporchi! Riesci a immaginarlo? Te lo dico, mia madre è il mio idolo". 

Il calcio ha cambiato la sua vita

"È stato attraverso il calcio che ho potuto cambiare la situazione della mia famiglia. Purtroppo, ha cambiato un po' anche me. Quando sono diventato professionista nel Peñarol a 16 anni credevo di essere Dio. Non so se la gente possa davvero capire cosa significa passare dall'essere nessuno a qualcuno che cammina per strada nel suo quartiere e all'improvviso degli adulti gli si avvicinano perché vogliono una foto. Ricevi messaggi da ragazze che la settimana prima non ti guardavano nemmeno. Tutti vogliono essere tuoi amici". 

Quella prima doccia al Real...

L'impatto con il grande Real è stato quasi scioccante: "Il primo giorno al Real Madrid tutti cominciano ad andare in doccia e lì vedo la biancheria intima di Gucci. La biancheria intima di Gucci, dannazione! Esiste davvero? Quanto può costare una cosa del genere? E l'unica cosa che ho pensato è stata: 'Spero che la mia oggi non abbia buchi. Prego Dio che mia madre li controllasse quando li lavava'. Sono rimasto seduto lì per 20 minuti sforzandomi di guardare qualcosa di veramente importante sul mio telefono. Tutto quello che volevo era perdere tempo. Hanno iniziato a guardarmi con uno sguardo del tipo 'Va tutto bene, fratello? C'è qualcosa che non va?'. Non mi sono mai sentito così piccolo". 

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