Davide Ballardini, allenatore veterano delle salvezze impossibili e dei ritorni miracolosi, è noto nel mondo del calcio come il "traghettatore" per eccellenza. In una recente intervista alla Gazzetta dello Sport, Ballardini ha raccontato alcune delle sue esperienze più tumultuose con vari presidenti di club. Con una sincerità tagliente, ha rivelato i retroscena delle sue avventure in Serie A, tra litigi, tensioni e un ambiente che non sempre premia il merito e la coerenza.
Liti e tensioni al Palermo con Zamparini
Affrontando il capitolo Zamparini, Ballardini ricorda un rapporto tutt'altro che facile. “Era lui che urlava. Io mi limitavo a rispondere”, racconta. L'ex presidente del Palermo aveva l'abitudine di ascoltare chiunque tranne l'allenatore, dando retta a consigli da fonti improbabili come il suo autista o il barbiere. La sua propensione a interferire con le scelte tecniche creava un costante clima di tensione. Ballardini, ironizzando, sottolinea quanto avrebbe giovato al presidente semplicemente guardare le partite con attenzione.
Guerre verbali con Preziosi al Genoa
Il rapporto con Enrico Preziosi al Genoa non è stato da meno. Anche qui, la stima non era un sentimento reciproco. Ricorda una furiosa lite a Forte dei Marmi, nata dalla discussione sulla cessione di Shomurodov. “A volte allontanavo il telefono e lo lasciavo sfuriare”, confessa Ballardini, spiegando come i loro confronti fossero talmente accesi da preoccupare i suoi stessi collaboratori negli alberghi.
Le incomprensibili vicissitudini con Cellino a Cagliari
Il racconto di Ballardini prosegue con l'esperienza sotto Massimo Cellino al Cagliari, definita come “una storia brutta, folle e triste”. Un licenziamento ingiustificato che persino il giudice del lavoro trovò ridicolo. Questa vicenda lasciò l'allenatore con un forte senso di tradimento e con l'assoluta convinzione di non voler più collaborare con Cellino, in nessun caso.
Rimpianti e amarezze con Lotito alla Lazio
Riflettendo sul suo periodo alla Lazio con Claudio Lotito, Ballardini esprime un chiaro rimpianto: “Non essere scappato” da una situazione insostenibile. Con molti giocatori di punta in rotta con il club e un mercato bloccato, l'atmosfera era insostenibile. Sarebbe stato meglio andarsene, afferma Ballardini, anche quando le analogie con la sua successiva esperienza a Bologna sembrano riaffiorare.
Il traghettatore per vocazione
Ballardini si è fatto un nome come colui che arriva quando le speranze sembrano svanire. “Ho sempre amato sovvertire i pronostici”, dichiara, sottolineando come i difensori del suo operato siano i risultati. Ha ribaltato le sorti di squadre date per perse, poco importa se la sua fama è spesso di un difensivista: “Non gioco certo con quattro attaccanti se devo salvarmi”, ma solo quando il contesto è stato favorevole, i suoi attaccanti hanno sempre brillato.
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Volontà e meritocrazia nel futuro
Nonostante le numerose offerte, nessuna ha ancora convinto Ballardini a tornare in panchina. “Mi sento un allenatore da Serie A e penso di meritarla”, afferma con fermezza. Vuole un ritorno nel calcio che conti, spinto dalle proprie idee e da anni di esperienza sul campo che non possono essere dimenticati tanto facilmente.


