La recente polemica innescata dalla controversa partita tra Milan e Como a Perth ha acceso un dibattito importante nel mondo del calcio italiano. Umberto Calcagno, presidente dell'Associazione Italiana Calciatori, ha chiarito alcuni punti fondamentali su cui bisogna riflettere: l'eccesso di partite e il modello di business calcistico.
Il problema dell'eccesso di partite
La partita disputata in Australia non è il vero nodo della questione, come spiega Calcagno. Secondo lui, la vera problematica è l'eccessivo numero di incontri che affollano il calendario calcistico: "Giocando troppo, offriamo ai tifosi uno spettacolo meno bello e così perdiamo i pilastri del nostro mondo", sottolinea Calcagno. Anche se i calciatori vengono compensati profumatamente, il presidente sottolinea che questi ingaggi non giustificano il logorio a cui sono sottoposti.
Rapporti critici con la FIFA
Il presidente Calcagno ha anche espresso il suo disappunto sui rapporti attuali con la FIFA, che considera ai minimi storici: "Non c’è mai stata la volontà di sedersi davvero a un tavolo e dare dignità alla voce dei calciatori", afferma. Il recente Mondiale per club è stata la scintilla che ha inasprito ulteriormente il dialogo, ma Calcagno vede un problema più ampio, legato alla creazione di competizioni internazionali che potrebbero allontanare la ricchezza dai campionati nazionali: è necessaria una redistribuzione dei proventi.
Valorizzazione del mercato interno
Un altro punto su cui Calcagno insiste è la necessità di rivitalizzare i campionati minori come la Serie B e C. Riflette sulla difficoltà di investire nei calciatori italiani e sottolinea che ci sono altre strategie da valutare. Propone di guardare alla Spagna come modello e avanza l'idea di sgravi fiscali per incentivare l'impiego di giovani cresciuti nei vivai delle società.
Riforme strutturali per il futuro
Calcagno si è espresso anche sull'ipotesi di una Serie A con 18 squadre, sottolineando che non si può agire in modo isolato, ma è necessario un allineamento internazionale. Questo tipo di riforme richiede un'organizzazione più ampia e non può essere deciso solo dal singolo Paese. Le riforme strutturali sono complesse, ma fondamentali per garantire un futuro sostenibile al calcio italiano.