Per chi non lo sapesse, la vita di un arbitro in Italia non è tutta rose e fiori come molti potrebbero immaginare. Il percorso per arrivare a dirigere le partite del massimo campionato è lungo e complesso, spesso poco remunerativo nelle sue fasi iniziali. Luca Marelli, ex direttore di gara e attuale commentatore arbitrale, ha recentemente rivelato alcuni dettagli sul tortuoso cammino che i giovani fischietti devono intraprendere per farsi strada sul palcoscenio italiano e internazionale.
Il lungo viaggio verso la Serie A
Il viaggio di un aspirante arbitro inizia presto, spesso già da adolescenti. Come spiega Marelli, "partendo dal basso, la cifra è quasi simbolica: in Serie C non si arbitra per soldi perché si prendono 200 euro lordi, più il rimborso spese". Il che vuol dire che molti giovani devono mantenere un lavoro durante il giorno per sostenersi. Le cose cambiano man mano che si sale di livello. In Serie A, i compensi sono decisamente più alti. Gli arbitri principali guadagnano "intorno ai 4000 euro lordi a partita".
Non c'è differenza tra Inter-Juve e Pisa-Cremonese
"Se mi chiedete quanto guadagnavo non mi ricordo con esattezza - ha riferito Marelli - da quarto ufficiale prendevo 500 euro e credo sia rimasto uguale anche adess. Non c'è differenza, a livello economico, tra match clou come Inter-Juve e incontri meno prestigiosi come Pisa-Cremonese. In Champions League la situazione è diversa perché dipende dalla categoria dell'arbitro. In campo internazionale si sale o si scende di categoria a fine anno, sulla base dei voti".


