Andrea Ranocchia, ex difensore dell'Inter, ha aperto il libro delle memorie rivelando episodi straordinari della sua carriera calcistica. In un'intervista al Corriere della Sera, l'ex capitano ha condiviso aneddoti di uno sportivo che ha vissuto ogni emozione sulla sua pelle.
Un bivio cruciale
Nel 2014, mentre si trovava in Brasile per il Mondiale, Ranocchia si trovò davanti a una scelta che avrebbe potuto cambiare per sempre il corso della sua carriera: una proposta di rinnovo dall'Inter e un'offerta allettante dalla Juventus. Dejan Stankovic influenzò la decisione dell’allora difensore nerazzurro con sagge parole: "Se vinci uno scudetto con l'Inter, il tifoso si ricorderà di te per sempre. Se succede in squadre come la Juve, è il club a vincerlo". Parole che, come ha ammesso lo stesso Ranocchia, risuonarono con più forza solo molti anni dopo.
Ombre e lotte interiori
Quello di Ranocchia non è solo un racconto di fatti sportivi, ma anche di lotte personali. Gli anni bui dell'Inter furono caratterizzati da un cambio generazionale e societario, immerso nell'incertezza. "Era come essere nelle sabbie mobili, qualsiasi cosa provassi a fare, finivo sempre più giù", ha confidato. Le critiche sui social erano incessanti, tanto da spingerlo a non uscire più di casa. Il pallone sembrava pesare una tonnellata e la paura lo immobilizzava. La fascia da capitano ceduta a Mauro Icardi fu solo l'ultimo colpo a una mente già in crisi.
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Un sorriso sulla bocca
E sì, fu proprio lui a organizzare il famoso incontro di boxe tra Antonio Conte e Lautaro Martinez. "I guantoni erano i miei", ha rivelato ridendo, sdrammatizzando così i momenti di tensione tra il suo 'padre calcistico' Conte e il giovane talento argentino.
Quello di Ranocchia è un racconto umano in cui realtà calcistica e sfide interiori si intrecciano indissolubilmente. Una testimonianza di come dietro a un calciatore ci sia sempre una persona in cerca del suo equilibrio.


