La Juventus sta vivendo una fase di transizione interessante, con un reparto offensivo che potrebbe fare la differenza in campionato. L'attacco bianconero può contare su tre punte di diamante: Vlahovic, Openda e David. Ma qual è la formula giusta per sfruttarli al meglio? Luca Toni ha espresso la sua opinione a riguardo in un'intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport.
Le caratteristiche dei centravanti: Vlahovic, Openda e David
“Sono tre centravanti diversi”, dice Luca Toni, illuminando i punti di forza di ognuno. Vlahovic viene descritto come un killer da area di rigore, uno di quei giocatori che fanno della freddezza sotto porta il loro marchio di fabbrica. David, invece, è visto come un goleador capace di legare bene il gioco, una qualità preziosa in un contesto in cui la fluidità di manovra può fare la differenza. E poi c'è Openda, “un po’ prima punta e un po’ seconda”, con la sua versatilità tattica che offre a Tudor diverse opzioni in fase offensiva.
Tudor e la gestione del tridente
L’ex attaccante della Nazionale sottolinea l’importanza dell’equilibrio nel gestire una rosa così ricca di talento. "Tudor sicuramente avrà le sue preferenze, però deve essere bravo a non farlo capire e a schierare di volta in volta chi merita”, continua Toni. "L'obiettivo è chiaro: fare in modo che tra i tre centravanti arrivino complessivamente a 50 gol". Un traguardo ambizioso, ma raggiungibile per Luca Toni grazie anche all'unità del gruppo bianconero.
L'unità del gruppo e il lavoro di Tudor
Ciò che ha maggiormente colpito Toni, oltre al talento individuale, è l’unità del gruppo. “Ho seguito la Juve dal vivo e mi ha impressionato l’unità”, afferma, lodando il lavoro di Tudor nel riportare quella juventinità che pareva essersi affievolita. “Chi entra non ha il muso e va ai duemila e chi esce, come è successo a Vlahovic nel secondo tempo con l’Inter, torna in panchina e incita i compagni”.
La fiducia come motore per l'attacco bianconero
Toni conclude l'intervista parlando dell'importanza della fiducia per un attaccante, specialmente nei periodi di magra sotto porta. “Mi trovassi nella situazione di Vlahovic, David e Openda, avrei soltanto un pensiero in testa: fare gol a ogni occasione per restare in campo”. Per lui, l’ingaggio di David e Openda è stato un modo per cautelarsi nel caso di un addio di Dusan, che però alla fine è rimasto.