Nella scorsa settimana, la Juventus ha visto una significativa ridefinizione del suo Consiglio di Amministrazione, con l'elezione di Damien Comolli come nuovo Amministratore Delegato. Tuttavia, tra le novità e il fermento della rinascita bianconera, un nome che ha fatto parlare è quello di Juan Sartori, l'imprenditore uruguaiano stretto ai legami con Tether. Nonostante le aspettative, Sartori non è entrato nel CdA della Vecchia Signora. Scopriamo il perché l'UEFA ha avuto da dire la sua in merito.
Sartori e la questione dell'UEFA
Il nodo centrale della questione che ha impedito a Juan Sartori di unirsi al Consiglio d'Amministrazione juventino riguarda le rigide normative UEFA. Lo stesso Sartori ha commentato a Bloomberg: "Sarei dovuto entrare io nel CdA della Juventus. Prima della prossima stagione, alcune regole sul multi-club ownership vanno riviste".
Infatti, Sartori non è solo coinvolto con Tether come vicepresidente dei progetti strategici, ma è anche una figura chiave nel Monaco, ricoprendo la carica di vicepresidente, e possiede parte delle azioni del Sunderland. Secondo le normative UEFA, un dirigente non può avere un doppio ruolo decisionale in due club che potenzialmente partecipano alla stessa competizione europea, come nel caso di Juventus e Monaco, che si sfideranno prossimamente nella Champions League.
Tether e la sua influenza crescente sulla Juventus
Mentre Sartori resterà fuori dai quadri amministrativi della Juventus a causa della regolamentazione UEFA, Tether si conferma un attore sempre più influente nel mondo bianconero. Il CEO Paolo Ardoino ha condotto Tether all’acquisizione dell'11,5% delle quote della Juventus. Francesco Garino è stato scelto quindi per rappresentare Tether nel CdA, con l'intenzione dichiarata di accrescere il peso specifico della società all'interno del club.
Prospettive future e riforme necessarie
La questione del multi-club ownership è sempre più rilevante nel calcio moderno, con molti investitori che diversificano le loro partecipazioni in vari club. Sartori ha auspicato una revisione delle regole UEFA che permetta una maggiore flessibilità in termini di governance in queste situazioni complesse e globalmente connesse. Col tempo, verranno probabilmente esplorati nuovi modelli che consentano una gestione integrata e coerente per chi possiede più società calcistiche.


