Lorenzo Amoruso: "Gazza un genio, ma l'ho visto più volte ubriaco che sobrio. A Gattuso consigliai di cambiar squadra. Nazionale? Questione di mentalità"

È l'ex difensore Lorenzo Amoruso, l'ospite della puntata settimanale di Mundialito, nuovo programma in collaborazione tra Sportitalia e Chiamarsi Bomber
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Dalla collaborazione tra Sportitalia e Chiamarsi Bomber un nuovo programma in cui si parla di tutto il calcio che ci fa emozionare…ma non di Serie A: Premier League, Liga, Ligue 1, Bundesliga e poi la Saudi Pro League e la Liga Profesional: Mundialito. 

 

Ospite di questa puntata Lorenzo Amoruso, ex difensore tra le altre di Bari e Fiorentina, con una pluriennale esperienza anche in Gran Bretagna, prima in Scozia ai Glasgow Rangers e poi in Inghilterra al Blackburn. Con lui si è parlato degli ex compagni Batistuta e Gascoigne, ma anche di Gattuso e Nazionale e di alcuni temi delicati del calcio italiano e non solo.

L'esperienza ai Glasgow Rangers

"È stata un'esperienza unica, molto particolare. All'epoca pochissimi italiani andavano all'estero. I Rangers mi davano la possibilità di affrontare gli attaccanti più forti di Europa, il club giocava l'allora Coppa dei Campioni dove arrivavano solo le prime di ogni campionato. Quell'esperienza mi ha dato una dimensione totalmente diversa, sia dal punto di vista calcistico che, soprattutto, umano. Vai a confrontarti con culture diverse, in un ambiente in cui nessuno ti regala niente e hai bisogno sempre di dimostrare: da quelle parti non ti aspettano, c'è da pedalare. In quel periodo lì mi erano arrivate parecchie richieste da svariate squadre inglesi, anche il Leeds. Con la Fiorentina avevamo una semifinale di Coppa delle Coppa da giocare con il Barcellona, dovevo marcare un certo Ronaldo... non mi interessava nulla del mercato, avevo ancora tanti anni di contratto. A fine stagione quando capii che la Fiorentina aveva problemi economici e mi si presentò l'opportunità di giocare la Coppa dei Campioni, e in più non era da sottovalutare il contratto che mi era stato proposto, iniziai a valutare la cosa. È stata una scelta che rifarei altre cento miliardi di volte".

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A Glasgow con Gattuso: i rapporti con lui e il tema Nazionale

"C'era Rino, Marco Negri e Sergio Bonini, eravamo una bella colonia italiana. Rino era un ragazzino, aveva 19 anni ed era scappato praticamente dal calcio italiano. È restato lì due anni dopodiché anche sotto mio consiglio dato che Advocaat non lo vedeva, gli feci cambiare praticamente squadra. Aveva qualche squadra alle spalle tra le quali la Salernitana. Io gli dissi 'Rino, hai solo bisogno di farti vedere, hai caratteristiche eccezionali, in 6-7 mesi arriverà una squadra che ti noterà sicuramente'. E così fu, andò alla Salernitana e dopo un anno andò al Milan e poi sappiamo cos'è successo. I rapporti con lui continuano ad essere buoni, ci siamo visti poco tempo fa allo stadio a Firenze e abbiamo fatto una bella chiacchierata, gli ho rinnovato il mio in bocca al lupo. Per la Nazionale non è una situazione facile, ora conosciamo le nostre avversarie, ma secondo me è una questione di mentalità, di ricreare un gruppo che manca da troppo tempo. Credo sia questa l'operazione che Buffon, con il presidente, con Rino e tutti quelli che sono stati coinvolti stiano cercando di fare. Al Mondiale credo ci andremo, la squadra ha dimostrato ottime cose, anche nel primo tempo contro la Norvegia che è un'ottima squadra. Nel secondo tempo poi abbiamo sbagliato troppe cose, ci siamo disuniti, deve servire come lezione. Adesso affronteremo delle squadre come l'Irlanda, che fisicamente ci possono mettere in difficoltà".

Un altro ex compagno, Paul Gascoigne

"Gascoigne non si gestisce, è questo il problema. È stato un genio del calcio, vi garantisco che per aver fatto ciò che ha fatto dopo tutto quello che ha passato, lui è un genio del calcio. Ho visto fare a lui in allenamento della roba pazzesca. Considerando che la vita che lui faceva era completamente sregolata, usando un eufemismo... L'ho visto più volte ubriaco che sobrio, però aveva il pallone nel sangue, dava veramente del tu al pallone".

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Batistuta

"Gabriel fa parte di un'altra categoria. Io non c'ero quando è arrivato a Firenze, però sono amico con alcuni giocatori che hanno giocato con lui a Firenze e mi hanno detto tutti che aveva una forza fisica devastante ma due piedi come due ferri da stiro. Nel torello, per far capire, nel mezzo c'era sempre Batistuta. Questo però fa capire quanto sia migliorato questo giocatore, lui era l'ultimo ad andar via dall'allenamento. Era uno che aveva voglia di migliorarsi in continuazione, e credo la sua carriera parli per lui. Non si è mai arreso, ha giocato con delle problematiche importanti alle caviglie e questo fa capire che determinazione avesse. Lui è stato un campione anche baciato dalla fortuna, ma perché se l'è costruita con tanto sudore".

Il tema dell'inclusione

"Sarà schietto, non amo tutto quello che ultimamente si sente dire sul facilitare l'ingresso degli altri e accettare la religione degli altri, a me questo non interessa. Io sono andato all'estero, e nonostante fossi un giocatore di calcio, quindi in una buona posizione sociale, ho dovuto rispettare dei canoni. In quella squadra non c'erano crocifissi, ho dovuto sopportare canti contro preti, santi, Gesù Cristo, e io l'ho rispettato. Non vedo per quale motivo in Italia dobbiamo stendere un tappeto rosso a tutte queste situazioni, è sbagliato. Abbiamo una cultura, chi vuole venire in Italia, calciatori e non, deve rispettare la nostra cultura. Nessun problema ad aprire il nostro paese, ma ci devono essere delle regole che devono essere rispettate da tutti".

La situazione della Fiorentina

"La Fiorentina è una squadra da incubo ed è pazzesco pensare una cosa del genere dopo esser arrivata sesta lo scorso anno e aver speso quasi 100 milioni sul mercato. Questo è il calcio, è difficile ripetersi nel calcio italiano, che non sarà il più bello del mondo, ma sicuramente è il più complicato. La Fiorentina è ancora in tempo per riprendersi, ma il tempo scorre e le prossime 4/5 giornate se non si danno una svegliata soffriranno fino alla fine e forse potrebbero anche retrocedere. Vanoli? Ha dovuto metter mano dappertutto, perché questa era una squadra spaesata. Credo sia la persona giusta, ha messo tutti di fronte alla problematica, bisogna correre e lottare tutti come una squadra. Bisogna abbassarsi a livello delle squadre che lottano per non retrocedere. Dzeko? Io sono abituato a star zitto e pedalare, non bisogna parlare ma rispondere sul campo. I tifosi hanno tutto il diritto di fischiare perché pagano il biglietto, fanno le trasferte".

Giulio Piras
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