Nel Milan che sta affrontando una stagione complessa, con una rosa ridotta all’osso e una difesa spesso tirata al limite, il caso di David Odogu rappresenta una contraddizione evidente e, per certi versi, inattesa. Il giovane difensore tedesco di origine nigeriana, arrivato in estate dal Wolfsburg per una cifra considerevole – sette milioni più tre di bonus –, è infatti l’unico giocatore di movimento rossonero a non aver ancora disputato un solo minuto in Serie A. Un dato che fa rumore, soprattutto alla luce delle difficoltà numeriche mostratesi più volte nel reparto arretrato di Allegri.
Solo 12 minuti in Coppa Italia
Odogu non è un acquisto casuale o un semplice innesto per la Primavera: il Milan lo ha scelto con convinzione e pagato, puntando su un talento che in Germania è stato celebrato precocemente. Dopo aver vinto con la maglia della Germania U17 sia l’Europeo che il Mondiale del 2023, i media tedeschi lo avevano addirittura etichettato come “il futuro Beckenbauer”, un paragone tanto illustre quanto rischioso per un ragazzo appena maggiorenne. Le premesse, insomma, erano più che promettenti, ma il suo percorso in rossonero si è rivelato per ora più complicato del previsto.
Il 19enne ha raccolto solo tre convocazioni tra i grandi e un piccolo assaggio di campo in Coppa Italia: dodici minuti contro il Lecce nei sedicesimi, con la gara già indirizzata sul 3-0. Troppo poco per misurare realmente il suo valore. E soprattutto troppo poco considerando lo stato della rosa milanista. La difesa a tre di Allegri si regge su Tomori, Gabbia e Pavlovic, con De Winter come primo ricambio. Eppure, nei momenti di emergenza, quando serviva un cambio o un minimo di rotazione, il tecnico ha sempre preferito il belga, anche quando le sue prestazioni sono apparse tutt’altro che rassicuranti.
Milan, perché Odogu non gioca mai?
Perché allora Odogu non trova spazio? Le spiegazioni sono diverse. La principale riguarda la sua acerbità tattica: Allegri, da sempre esigente nella gestione difensiva, pretende precisione nelle letture, sincronismo nei movimenti e solidità mentale. Caratteristiche che, per ora, il giovane tedesco deve ancora assimilare. La sua esperienza nei club è minima – tre presenze appena con il Wolfsburg – e il processo di adattamento alla Serie A e alle richieste del tecnico richiede ancora tempo.
Il Milan sta così valutando seriamente l’ipotesi di cederlo in prestito a gennaio. Una soluzione che permetterebbe al giocatore di acquisire minuti, ritmo e fiducia in un contesto competitivo ma meno pressante, accelerando il percorso di crescita e rendendolo più pronto per il futuro rossonero.


