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Pepito Rossi: "Mi voleva il Barça, poi prese Sanchez. Ferguson? Mi paragonava a Zola. E quella tripletta alla Juve..."

Il Pepito Day si avvicina, e Giuseppe Rossi ha risposto in esclusiva ad alcune domande di Chiamarsi Bomber: gli inizi, aneddoti, retroscena e tanto altro della lunga carriera dell'attaccante
calcio italiano12/02/2025 • 15:59
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G. Rossi
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Il prossimo 22 marzo allo Stadio franchi di Firenze andrà in scena il Pepito Day, la partita dell'addio ufficiale al mondo del calcio di Giuseppe Rossi, uno degli ultimi grandi talenti espressi dal calcio italiano e protagonista di una carriera purtroppo falcidiata dagli infortuni e ricca di tantissimi "what if..".

 

A margine della presentazione dell'evento, l'ex attaccante tra le altre di Manchester United, Villarreal e Fiorentina, oltre che della Nazionale Italiana, ha risposto in esclusiva ad alcune domande di Chiamarsi Bomber, in cui ha svelato aneddoti e retroscena di quasi 20 anni di grande calcio.

Partiamo dagli inizi, quanto è stato importante per te affacciarti al grande calcio nel Manchester United di Ferguson?

"È stato un impatto bellissimo. Quando ho visto Ferguson il mio primo giorno da professionista pensavo di incontrare un mostro sacro, cosa che in effetti è, ma io ho visto il lato umano, lui ha accolto me come un figlio e la mia famiglia come se fosse la sua. Lo ringrazio tanto per quei momenti e per avermi reso le cose molto più facili".

Un aneddoto su Ferguson? È vero che ti aveva paragonato a Zola?

"Sì, mi ha paragonato a lui, un gran bel paragone perché è il giocatore preferito di Ferguson. Un aneddoto? Mi ricordo una partita contro il Birmingham in cui sono partito da titolare e lui mi ha tolto a fine primo tempo dandomi una gran strigliata. Avevo anche giocato bene, ma lui l'ha fatto per far capire agli altri che dovevano darsi da fare, e infatti abbiamo vinto 2-1...".

Quello United era pieno di campioni: chi era il più forte secondo te?

"Per me due giocatori: Scholes e Giggs. Qualità devastanti, Giggs nell'1 contro 1, Scholes per la sua visione di gioco. Giocare con loro era molto, molto facile".

Tu hai visto allenarsi da vicino Cristiano Ronaldo: c'è qualcosa che ti ha detto o ti è rimasto impresso?

"Lui rimaneva sempre dopo l'allenamento a fare corse, dribbling, tiri in porta. È stato bello vedere il suo modo di affrontare gli allenamenti, metteva tanto lavoro sia in campo che in palestra. Si capiva da subito che era uno che poteva fare la storia del calcio".

Al Villarreal hai conquistato record su record: che ricordi hai di quella squadra?

"Il Villarreal è stato per me il primo impatto da titolare vero nel calcio europeo. Hanno creduto in me fin dal primo giorno, ho fatto tanti gol, son riuscito a diventare il miglior marcatore della loro storia. È stato un grande onore per me far parte della loro storia, è sempre bello vederli far bene".

È vero che sei stato ad un passo sia dal Barcellona che dalla Juve?

"Sì è vero. Dopo la grande annata con il Villarreal mi voleva il Barcellona di Guardiola, ma non sono andato per uno o due milioni in più che chiedeva il club, con i blaugrana che hanno detto di no e poi hanno preso Alexis Sanchez". 

Nel 2013 ti acquista la Fiorentina, ma arrivi tra mille dubbi a livello fisico... poi la rinascita: cos'è successo di particolare?

"È stato bello avere una squadra che credeva in me. Mi hanno preso da infortunato, ero fermo già da un anno e avere questo supporto mi ha dato ancora più voglia di tornare in campo e dimostrare che ero un giocatore integro e che potevo ancora fare la differenza per loro".

20 ottobre 2013, una data rimasta impressa nella mente dei tifosi viola: che ti ricordi di quella tripletta alla Juve?

"La cosa che mi viene subito in mente sono i tifosi dopo la partita, sono rimasti per tre ore a cantare e piangere, è stata una cosa pazzesca. Già dalla mattina avevo capito che era una grande partita, una grande rivalità, ma solo dopo ho capito veramente cosa significasse un Fiorentina-Juve. Poi batterli in quella maniera lì...storia!".

Stagione 2017/2018 la tua ultima in Serie A con la maglia del Genoa: cosa ricordi di quella stagione?

"Un po' di rabbia, perché stavo bene fisicamente, mi allenavo bene ma poi purtroppo  non ero mai in campo. Sono cose che succedono, sarebbe stato bello giocare e far parte di quel gruppo lì, era una bella squadra. Volevo dimostrare tanto, ma il mister l'ha vista in maniera diversa".

calcio italiano12/02/2025 • 15:59
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