Pohjanpalo: "Ero legato al Venezia ma non potevo dire no al Palermo. Sogno di riportarlo in serie A"

Queste le parole in esclusiva a Chiamarsi Bomber da parte dell'attaccante finlandese, trasferitosi a Palermo da Venezia a gennaio
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Comincia il tour di Chiamarsi Bomber e BKT alla scoperta di alcuni dei calciatori che hanno vinto il titolo di MVP della Serie BKT il maggior numero di volte. Si parte da Palermo, e quindi ovviamente con Joel Pohjanpalo - bomber finlandese che sta conquistando i rosanero a suon di gol. Queste le sue parole in esclusiva:

Ciao Joel, come stai?

"Tutto bene. Avevo un po' di tempo libero e sono andato a trovare i miei ex compagni a Venezia, ho visto il match col Monza che hanno vinto 1-0. Ora però la concentrazione va alla prossima partita col Palermo".

Hai iniziato una nuova avventura nella tua carriera. Perché Palermo? Come ti sei sentito quando hai visto l'affetto di queste persone?

"Palermo è un club molto importante, una squadra storica in Italia. Sono stato fin da subito molto entusiasta quando mi hanno contattato per raccontarmi i piani e le idee che avevano per il futuro. Quindi alla fine è stato facile per me accettare la proposta del Palermo, anche se tutti conoscono il mio legame col Veneto. Non potevo lasciarmi sfuggire questa opportunità, sono felice di aver trovato l'accordo. L'inizio è stato molto buono, il benvenuto dei tifosi allo stadio è stato incredibile".

L'inizio è stato grandioso con 9 gol in 9 presenze, quindi hai rispettato le attese. Ma quali sono le tue ambizioni a Palermo?

"Ovviamente le aspettative sono molto alte quando entri in un nuovo club. Ogni calciatore vorrebbe subito dimostrare il proprio valore, ma riuscirci arrivando nel mercato di gennaio non è facile perché arrivi in un club che lavora insieme già da 6 mesi. Devo quindi ringraziare tutti i miei compagni che mi hanno permesso di mettere in luce i miei punti di forza. Ovviamente 9 gol nelle prime 9 partite è un inizio da sogno, ma quando la squadra mi sostiene così è molto più semplice. Spero di continuare su questa strada. Vogliamo arrivare nel migliore dei modi ai Playoff, poi l'obiettivo del Palermo è chiaramente quello di tornare in Serie A".

Torniamo a quando eri piccolo: il calcio è sempre stato la tua priorità o hai avuto anche altri sogni?

"Essere un calciatore professionista è sempre stato un sogno, ma chiaramente venendo dalla Finlandia non potevo non avere delle alternative 'educative' nel caso non ce l'avessi fatta. Vengo da un paese piccolo e arrivare al calcio italiano e in una squadra come il Palermo non è facile. Ho capito che lavorando duramente sarei riuscito a raggiungere i miei sogni, poi chiaramente per un calciatore serve anche un po' di fortuna.

 

Ricordo che nel mio secondo match ufficiale con l'HJK Helsinki, che è il club più vincente della Finlandia, ho segnato una tripletta in 2 minuti e 42 secondi. Ed era la prima partita del campionato. Avevo 17 anni ed ovviamente mi si sono aperte tutte le porte. Se riesci a cogliere quei momenti decisivi poi puoi svoltare la tua carriera. La gente può dire che è fortuna, ma per qualche motivo i giocatori forti riescono sempre ad avere la fortuna dalla loro parte".

Hai un feeling particolare con le triplette, ne hai segnata una recentemente anche qui a Palermo. Cosa pensi mentre giochi? Perché sembra che a volte gli altri si fermino, mentre tu rimani sempre concentrato.

"In qualità di attaccante sento la responsabilità di segnare sempre. Poi chiaramente quando fai il primo gol hai anche una spinta extra per fare il secondo e così via. Io cerco sempre di dare il massimo e di segnare più gol possibili, che siano 15 o 90 minuti. Se vogliamo vederla solo bianco o nero, l'attaccante deve segnare: ecco cosa tutti si aspettano da te".

Hai debuttato in Champions League nel 2012. Come ti sei sentito? In quel momento hai capito di avercela fatta e che la tua carriera sarebbe stata quella del calciatore professionista?

"Quella convinzione c'era già prima. Però chiaramente è stato il sogno di un bambino finlandese, perché nessun altro calciatore finlandese prima aveva mai debuttato in Champions League in un club che non fosse l'HJK Helsinki. Sentirsi a quei livelli è stato incredibile, anche se ho giocato solo due partite".

Hai trascorso molte stagioni in Germania. Come ti ha aiutato questo a crescere e che differenza hai notato con l'Italia?

"In Germania il gioco è molto più veloce, mentre invece in Italia le squadre sono molto più disciplinate ed amano avere il controllo della partita. Tutti conoscono l'organizzazione difensiva che c'è in Italia, l'attenzione alla marcatura e alla posizione. In Germania i duelli sono più intensi, si cerca il gioco in avanti in rapidità. La qualità dei giocatori è simile, ma l'approccio è diverso tra Serie A e Bundesliga. Sono due campionati di altissimo livello, ma la partita viene interpretata diversamente".

Quando hai avuto l'opportunità di trasferirti in Italia, eri curioso di cambiare?

"Sinceramente da piccolo non avevo pensato di venire in Italia a giocare. Molti giovani calciatori finlandesi in passato ci hanno provato, ma non sono riusciti ad adattarsi e non sono diventati professionisti. Ci sono pochi esempi di chi ce l'ha fatta: Hetemaj ha oltre 300 presenze in Serie A, Erëmenko ha giocato nell'Udinese. Ma poco altro. Quando poi c'è stata l'opportunità ho scelto Venezia, è stato il mio miglior amico a convincermi perché lui giocava già lì".

Com'è stato trasferirsi dalla Germania all'Italia in termini di stile di vita? Tu hai vissuto a Venezia ed ora a Palermo, che sono due delle città più belle d'Italia.

"Lo stile di vita è completamente diverso. In Italia, specialmente al Sud, il ritmo è molto più lento e rilassato. Però sono sempre stato bravo ad adattarmi ai nuovi paesi. Ci sono riuscito in Turchia, poi a Berlino e ad Amburgo che sono molto diversi da Dusseldorf. 

 

Vivere in Italia è incredibile. Prima a Venezia ero in una situazione unica, nel mezzo della laguna, senza macchine, potevo spostarmi solo a piedi o con le barche. Ora invece sono nel cuore della Sicilia. Vivere queste esperienze al di fuori del calcio è fantastico: questo è un aspetto molto importante per me".

A Palermo hai scelto di vivere in centro. Come ti trovi? Com'è il contatto coi tifosi?

"Sono sempre stato una persona che ama vivere in centro, indipendentemente dalla città. Mi piace il contatto coi tifosi e il loro entusiasmo. Li incontro per strada e condividiamo emozioni. Penso che per un giocatore questo sia fondamentale, perché alla fine senza i tifosi non siamo nulla: sono loro a darci il vero supporto, sia allo stadio che in città. Sono il nostro 12^ uomo in campo. Credo sia giusto vivere con loro tutti i momenti, sia belli che brutti. A volte chiaramente non è piacevole, ma le critiche fanno parte del gioco: non bisogna evitare le situazioni negative, bisogna parlarne con maturità e ricompattarci in vista della prossima partita".

A Venezia hai segnato 22 gol ed eri ovviamente un giocatore molto importante. Qual è il ricordo più intenso di quell'esperienza?

"La promozione in Serie A è stata incredibile, soprattutto considerando quanto avevo lavorato in stagione per riuscirci. Però se penso ad un momento in particolare, ti dico subito dopo la sconfitta con lo Spezia, quando abbiamo perso l'opportunità di salire direttamente in Serie A. In spogliatoio ho visto tante reazioni diverse: chi urlava, chi era in silenzio, chi guardava il vuoto. Tutto è stato molto intenso. In 5 minuti però abbiamo subito cambiato mentalità: quella trasformazione immediata è stata uno dei momenti più intensi della mia carriera, lo porterò sempre con me".

Sei da anni in Italia ed avrai capito quanto il cibo sia importante per noi. Qual è il piatto che più ti piace?

"Ovviamente in Italia non puoi parlare di 'cibo italiano' come una cosa unica. Ogni regione ha i suoi sapori. Si può parlare di cucina veneta e cucina siciliana, quindi posso dirti un piatto per entrambe. Se parliamo della Sicilia, ovviamente ti dico l'arancina, che è un simbolo. A Venezia invece mi piaceva molto il carpaccio".

Hai un posto preferito a Venezia e a Palermo?

"A Palermo sinceramente non ancora. Sono qui da troppo poco tempo e non ancora visitato a sufficienza la città. A Venezia invece ce l'ho: su Canal Grande, accanto al Ponte di Rialto, c'è un hotel ristorante che si chiama 'Venice Venice'. Hanno un terrazza da cui si può ammirare il sole che tramonta lì perfettamente ogni sera. E sedersi su quella terrazza dopo una partita, magari dopo aver vinto e segnato, beh...la vita non può esser migliore di così".

Cosa mi dici invece del fantacalcio? Saprai che per molti italiani sei diventato un idolo...

"So che gli italiani sono molto entusiasti. Ricordo quando siamo saliti in Serie A, era il mio primo anno e subito ho capito quanto la gente tenga al fantacalcio. Ancora oggi quando incontro qualcuno per strada mi dicono 'Ti avevo nella mia squadra al fanta'. Spero di poterci riprovare l'anno prossimo".

Hai avuto l'opportunità di imparare qualche parole in dialetto, sia a Venezia che a Palermo?

"A Palermo 'Isa' è la parola che utilizzo di più, ma non ci sono vere e proprie espressioni in dialetto che ho imparato".

C'è una parola finlandese per te speciale che ti piacerebbe insegnare agli italiani?

"Sì, è 'Sisu'. Si tratta di una parola bellissima che non ha una vera e propria traduzione in nessun'altra lingua al mondo. In pratica è una combinazione di duro lavoro, forza di volontà e determinazione. Questa parola rappresenta valori universali, quindi può esser adatta a tutti. Si riferisce al non volersi mai arrendere".

Ho letto che da piccolo il tuo idolo era Michael Owen. Perché proprio lui?

"Non abbiamo uno stile di gioco simile, a dire la verità non è nemmeno il mio preferito. Però quando cresci con un padre che tifa Liverpool (per Sami Hyypia) non hai molta scelta. La Premier League era il campionato che più veniva trasmesso ad inizio anni 2000 e quindi anche io sono diventato tifoso. Ed Owen era uno dei talenti del momento, aveva anche vinto il Pallone d'Oro".

Hai qualche consiglio da dare ai bambini che sognano di diventare calciatori professionisti?

"Innanzitutto bisogna lavorare duro. Lavorare per sé stessi è fondamentale: non si tratta solo degli allenamenti con la squadra, ma di tutto il lavoro extra che fai quando nessuno ti guarda. Poi attenzione al tempo: non importa essere subito i migliori, l'importante è raggiungere un determinato livello pian piano indipendentemente dall'età. La passione per il gioco è fondamentale, quindi non conta chi è più forte a 15 anni ma chi lo è al momento giusto. Bisogna anche saper accettare gli errori: io preferisco essere il peggior giocatore in campo ma quello che si impegna di più, invece che non provarci affatto".

Sei stato l'unico giocatore a vincere due premi MVP della Serie BKT. Che rapporto hai coi riconoscimenti individuali?

"Ovviamente è molto bello, ma alla fine l'unica cosa che conta è la squadra. I premi individuali hanno valore solo se la squadra ha successo. L'anno scorso ad esempio ne sono stato molto felice perché col Venezia siamo riusciti a raggiungere l'obiettivo che ci eravamo prefissati".

Qual è il prossimo obiettivo che ti piacerebbe raggiungere?

"La promozione in Serie A con il Palermo, ovviamente".

 

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Matteo Zinani
Tags :SERIE B

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