Ranieri: "Il Cagliari sarà la mia ultima squadra... a meno che non mi chiami una nazionale"

Il tecnico dei sardi, Claudio Ranieri, dà uno sguardo al futuro e racconta la sua idea di calcio
calcio italiano08/08/2023 • 12:36
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L. Pavoletti
#30CagliariAttaccante
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Stagione 2024/2025

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Ci sono pochi allenatori che mettono d'accordo i tifosi di quasi tutte le squadre italiane. Uno di questi è Claudio Ranieri, un signore del calcio in grado di lasciare il segno ovunque è stato. E non solo per i risultati, spesso ottimi ma non sempre eccezionali, soprattutto per il suo modo di essere: semplice, genuino, educato, un esempio da seguire. In due parole, come lo chiamano gli inglesi, Sir Claudio. 

Ranieri: "Il Cagliari sarà la mia ultima squadra, a meno che..."

In un'intervista a Repubblica, Ranieri ha svelato quali sono i suoi piani per il futuro: "Ho deciso che il Cagliari sarà l’ultima squadra che allenerò. Farei un’eccezione soltanto per un nazionale intrigante, e preciso che non mi sto candidando alla panchina azzurra. Quindi è il mio ultimo anno? Calma. Ho detto che il Cagliari sarà la mia ultima squadra, ma non per quanto lo sarà. Magari resisto vent’anni. Scherzi a parte, questo è il posto giusto per smettere, mi sento di chiudere finalmente un cerchio. Perché qui è cominciata la mia carriera, perché quando il Cagliari mi chiamò puntando su un giovane senza esperienza, 35 anni fa, era la scommessa della mia vita. Potevo bruciarmi, all’epoca neanche sapevo se avrei fatto l’allenatore".

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"Iniziare l'azione dal basso? Non lo sopporto e non lo capirò mai"

Sir Claudio, poi, prosegue: "Finché lavoro sono pimpante. Allenare mi tiene giovane, al passo con i tempi. Io cambio come cambia il calcio, mi adeguo, mi aggiorno, non mi sento distante dalle ultime tendenze. Forse la mia forza è proprio il cambiamento. Mi sento un allenatore moderno, un allenatore europeo, e in più ho un’esperienza che la dice lunga e che serve eccome. Per me il calcio è semplice, sono gli allenatori che lo rendono difficile. Una cosa che non sopporto? Il fatto che per forza di cose si debba iniziare l’azione dal basso. Non lo capirò mai. Tanto poi tutti studiamo come impostano e cerchiamo subito di rubare palla. All’oratorio giocavo a basket e il gioco era prendere e tirare: perché devo tenere per ore la palla invece di farla arrivare il prima possibile a quelli che negli ultimi 20 metri fanno la differenza? L’azione più bella è rinvio del portiere, tiro, gol. Rapido e indolore". Un gol semplice e diretto, proprio come Claudio Ranieri. 

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Tags :Serie A

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