La definizione di “fenomeno” offerta dai dizionari porta spesso ad accezioni positive. Il fenomeno, infatti, è un “portento, prodigio”, l’oggetto di meraviglia e ammirazione, l’elogio perfetto della bravura di un essere umano che trasla in qualcosa di straordinario. Non è un caso, dunque, che il soprannome di Ronaldo Luís Nazário de Lima fosse proprio “il Fenomeno”: un calciatore di tale potenza e bellezza non poteva che aprire le braccia al destino con il suo immenso talento. Di Ronaldo adesso sulla piazza ce n’è un altro, che ha vinto moltissimo e che viene osannato all’inverosimile. Per quanto ci riguarda, però, il “vero” Ronaldo è stato uno solo, è nato a Rio De Janeiro e può essere considerato il miglior giocatore della storia del calcio. Fino ad un certo punto.
Nato oggi, in un anno e una settimana che hanno sfornato campioni assoluti. Anche questo non è di certo un caso. La verità non può essere taciuta: Ronaldo è stato veramente il migliore. Aveva tutto: classe, forza fisica, velocità, dribbling, senso del gol, intelligenza tattica. Un giocatore completo, maestoso, devastante. Daniele Adani, ora apprezzato commentatore, disse di lui: “Se Ronaldo si gira e scappa, non ti resta che sparargli“. Anche Lilian Thuram, non certo un difensore scarso, racconta un aneddoto che rende perfettamente l’idea: “La prima volta che affrontai Ronaldo ero al Parma. Iniziò la partita, e dopo un po’ me lo ritrovai davanti. Lui ti puntava, e accarezzava la palla in un modo inconsueto che rimanevi incantato. Tutto questo però lo faceva ad una velocità mai vista prima. Quel giorno, mi saltò di netto con un doppio passo. Stava andando spedito verso la porta, e gridai a Fabio Cannavaro: ‘Mettilo giù, mettilo giù!’. Fabio gli fece fallo, e l’arbitro lo ammonì. Azione successiva, di nuovo uno contro uno, si allunga la palla in velocità, e non potetti fare altro che stenderlo. Subito dopo Fabio mi guardò e disse: ‘Lilly qua finiamo in 9 stasera, come lo fermiamo questo qui?’. Ronaldo sentì tutto, si girò verso di noi e disse in un italiano molto scadente: ‘Scusatemi, sto esagerando’. Ci guardammo in faccia io e Cannavaro senza dire nulla. Con quelle parole ci fece sentire piccoli piccoli, quasi impotenti…Anche questo era il Fenomeno“. Lo stesso Fabio Cannavaro spiegò: “Per la mia generazione è stato quello che Maradona o Pelé erano per le precedenti. Era immarcabile. Al primo controllo ti superava, al secondo ti bruciava, al terzo ti umiliava. Sembrava un extraterrestre”. Un calciatore che faceva sentire i suoi pari ruolo lillipuziani, un uomo che ha riscritto fisicità, schemi e movimenti di tutti gli attaccanti moderni.
A fermarlo non gli avversari ma i troppi infortuni: ginocchia e legamenti di cristallo lo hanno privato progressivamente di uno scatto inumano. La tiroide e una predisposizione costante al troppo cibo hanno fatto il resto, fortunatamente quando la leggenda era stata già abbondantemente scritta e tramandata. Forse anche per questo Ronaldo è stato e resterà uno dei grandissimi del pallone: il suo declino è dovuto unicamente a fattori extracalcistici, personali, non di certo al valore di chi lo ha affrontato. In una carriera che lo ha visto vestire anche le maglie delle squadre di Milano Ronaldo ha vinto praticamente tutto tranne la Champions League, un trofeo che resterà sempre il più grande rimpianto del calciatore ma che non macchia di certo il suo percorso: Messi non ha mai vinto la Coppa del Mondo, Maradona non si è mai aggiudicato Pallone d’Oro e Coppa Campioni, eppure vengono giustamente considerati come i migliori di sempre. Magari sono davvero loro. Magari, forse, lo è Ronaldo, angelo del calcio con i piedi fatati. Alieno tra gli umani. Attaccante straordinario. Si, insomma, un Fenomeno. Il Fenomeno.