Giocatori spediti in fabbrica: “Sempre meglio di quella volta al cimitero”

calcio14/03/2017 • 21:17
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Ammettiamolo: almeno una volta nella vita ognuno di noi ha pensato di spedire quei 4 ragazzotti strapagati a vedere come ci si guadagna veramente il pane con il sudore della fronte. Ebbene uno dei pochi a passare dalle parole ai fatti è stato Paolo Tramezzani, ex vice di De Biasi sulla panchina dell’Albania ed attuale tecnico del Lugano.

Dopo la sconfitta dei suoi per 5-2 contro il Thun nell’ultimo turno di campionato per colpa di un atteggiamento a dir poco svogliato, l’allenatore ha deciso di portare i suoi ragazzi a visitare la fabbrica di vernici di Davesco, ancora prima prima che gli operai iniziassero il loro turno quotidiano. “Il mister infuriato per la scialba prestazione, il lunedì mattina ci ha convocato e siamo stati intrattenuti dal capo e i suoi operai – spiega Francesco Russo, di ruolo portiere. Così ci siamo trovati alle 6 del mattino in fabbrica il giorno dopo la sconfitta per parlare con gli operai e capire la fortuna che abbiamo. Molti hanno compreso il messaggio, ma dipende da soggetto a soggetto”.

Russo a 36 anni ne ha visti di ritiri punitivi, e questo non è sicuramente il più eccentrico: “In fabbrica in effetti è la prima volta che mi capita di andare dopo una sconfitta. Ma una volta siamo stati portati in un posto ancora più strano. Quando giocavo a Pergocrema, in serie C, mister Maurizi ci portò al cimitero prima del match con la Spal: ci mise davanti alle tombe e indicandole ci disse: “Chiedete se loro possono fare qualcosa ora?”. Per farci capire che la vita va vissuta qui ed ora. Vincemmo 0-1, direi che fece il suo effetto…”

Chissà se anche questa volta sarà stata recepita la lezione. D’altronde,  a mali estremi, estremi rimedi.

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