GRACIAS LEO

calcio13/05/2015 • 15:08
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“La vita ci spezza tutti. Solo alcuni diventano forti nei punti in cui si sono spezzati.”

Se penso a Lionel Messi, la prima cosa che mi viene in mente, è quel disturbo della crescita che gli fu diagnosticato in età preadolescenziale. Una notizia che non lascia spazio a nulla. Si impossessa dei tuoi sogni di bambino e li distrugge in un attimo.
Invece, come scrisse una discreta penna statunitense, che di cognome faceva Hemingway, solo alcuni diventano forti nei punti in cui si sono spezzati.
Sì perché Leo, su quel difetto ci ha costruito il giocatore più forte del mondo.
Il ragazzo di Rosario nato con il numero diez cucito sulla pelle. E quel paragone che gli è stato affibiato sin da piccolo. Nei confronti del NUMERO DIEZ, l’inarrivabile Diego Armando Maradona.
Ha iniziato la sua carriera ed è andato avanti, lasciando agli altri il peso di quel confronto.
Nel frattempo, anno dopo anno ha percorso quella lunga strada, che lo ha portato sempre più vicino al suo idolo.
Lionel, all’età di ventisette anni ha realizzato quattrocentodiciotto gol, ha vinto quattro palloni d’oro di fila (unico nella storia), ha vinto tre Champion’s League, due coppe del mondo per club, un oro olimpico, e attualmente guadagna sessantacinque milioni di euro all’anno. Ha stracciato qualsiasi record individuale con una facilità disarmante.  Questi sono i numeri del calciatore più forte del mondo.
Sì, Messi è il calciatore più forte del mondo.

Gioca per e con la squadra, le sue azioni non sono fini a se stesse, segna, distribuisce assist a destra e a sinistra. Esulta con i suoi compagni anche quando non segna, a differenza del suo rivale Cristiano Ronaldo.
Un tocco di palla, che è stato definito il migliore di tutti i tempi, da un certo Maradona. Un sinistro a dir poco favoloso, infallibile, il destro è migliorato tantissimo, se c’è da segnare di testa non si tira mica indietro.
Una capacità disarmante nel saltare gli avversari, un’ottima visione di gioco, che lo porta anche a prendere la palla a centrocampo per allargare l’azione su quei fantastici terzini di cui dispone il Barcellona. Quando lo si guarda giocare, da l’idea che da un momento all’altro potrebbe farsi dare palla, scartare tutti e segnare. Senza dover faticare. Decisivo, sempre.
Iniesta, il suo compagno di squadra, ha detto che entrambi fanno le stesse cose con la palla nei piedi. Solo che Messi le fa ad una velocità doppia.
Niente si può dire su quello che è riuscito a fare con il Barcellona. E’ stato lui a ribadire la sua fortuna, per essere capitato in una squadra del genere. Il suo talento si amalgama alla perfezione con il gioco dei blaugrana. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Qualche cosa in più, gli si può dire per quanto riguarda la nazionale. Il palmarès parla solo di un mondiale under 20, vinto grazie ad una sua doppietta in finale ai danni della Nigeria, di un oro olimpico e di una finale dei mondiali, persa contro la Germania.
Decisamente un po’ poco per il calciatore più forte del mondo. Il fatto che balza agli occhi, è la differenza di adattamento. Lionel sembra quasi un pesce fuor d’acqua quando gioca con la maglia albiceleste. Rispetto al giocatore che si vede al Camp Nou.
Se provate a chiedere agli argentini cosa ne pensano di lui, vi risponderanno che,
“sì ok, il talento non si discute, ma qua non ha ancora vinto niente.”
Manca quella coppa, la più bella, la più ambita. Il tempo è ancora dalla sua parte.

Tante magie, gol, assist, giocate, invenzioni in questi anni. L’ultima, la doppietta ai danni del Bayern Monaco. Allenato da quel Pep Guardiola, che riuscì a tirare fuori tutto il talento di questo fenomeno.
Un missile di sinistro da fuori area, e poi un dribbling secco sul povero Boateng e la lucidità di effettuare un pallonetto, di destro, al portiere più forte del mondo. Ah, per finire assist al suo compagno di squadra Neymar, per mettere una ipoteca sul passaggio alla finale.
Dopo questa partita Arrigo Sacchi lo ha definitivamente consacrato, definendolo “Genio del calcio”. Leo sarà anche stato fortunato a capitare nel Barcellona, ma se c’è qualcuno di veramente fortunato, quelli siamo noi. Noi amanti del calcio.
Noi che possiamo rifarci gli occhi, ogni volta che scende in campo.
Definirlo semplicemente un calciatore, mi sembra troppo riduttivo.
Leo è un artista. Nella sua arte, il gioco del calcio, ha raggiunto l’eccellenza.
Quello che ci ha fatto vedere fino a questo momento, nessuno era stato in grado di farlo.

Che dire,
gracias Leo.

Articolo scritto da:
GEZIM QADRAKU
 

calcio13/05/2015 • 15:08
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Redazione

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