Guida per riconoscere i tuoi De Sanctis

calcio26/03/2016 • 11:31
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Quella panchina, ogni volta che accoglie il deretano poco sudato e troppo poco impegnato quest’anno, in fondo piange. Perché a Roma Morgan De Sanctis ha messo praticamente la pietra tombale sulla sua carriera, che prima dei colori giallorossi era stata comunque più che discreta. Una carriera che, forse, avrebbe potuto dire qualcosa in più se solo il portiere abruzzese avesse fatto altre scelte.

Effettivamente, col senno di poi, andare a Roma non è stato il massimo: sia perché le critiche piovutegli addosso sono risultate essere svariate ma anche perché fare la riserva a Szczesny, che peraltro è pure in prestito e quindi non sicuro della conferma, è un po’ aspettare alla fermata un pullman enorme da guidare e ritrovarsene un altro piccolissimo in cui puoi salire per giunta solo da passeggero.
Già l’addio al Napoli era stato sofferto: Benitez praticamente lo aveva sfanculato con la scusa di volere un portiere bravo con i piedi che impostasse l’azione come un regista difensivo. E’ arrivato Reina e De Sanctis non poteva di certo esserne felice: andò a giocare per la squadra della capitale lasciando tante parate ma anche qualche minchiata, come il gol da centrocampo preso da Roncaglia, e la straordinaria performance durante il riscaldamento pre Napoli-Siena della versione remix di “Non Succederà Più”, che mandò in visibilio il San Paolo.

Se il primo anno è filato via tutto sommato senza grossi patemi, già nel secondo De Sanctis paga come altri il mancato arrivo dello Scudetto. Quest’anno, poi, si consuma la tragedia sportiva: persino Garcia, che tanto lo aveva voluto a Roma, smette di credere in lui e De Sanctis si ritrova triste e pensieroso in panca.
Poi però arriva il Barcellona.
Szczesny si fa male. Subentra lui.
E gioca alla grande. Senza prendere gol.
Allora, evidentemente, ha ancora qualcosa da dare.

Molto probabilmente, l’anno prossimo De Sanctis lascerà la Roma. E farà bene: avrà bisogno di dare la sua esperienza a qualche squadra di medio-bassa classifica, per poter magari rivivere momenti splendidi di inizio e metà carriera. Anche solo per dimostrare che quella panchina piangente non fa più per lui. E per affermare che, davvero, “non succederà più”.

calcio26/03/2016 • 11:31
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