Ieri sera, come molti di voi, io la partita tra Barcellona e PSG non l’ho mica guardata. Francamente non mi interessava. Il risultato era già scritto, “finalmente il PSG dimostra di poter stare tranquillamente anche in Europa”, pensavo. In realtà, fossi rimasto a casa, un’occhiata l’avrei buttata. Più che altro per interesse, starpower, per la speranza di veder – o non vedere – accadere l’impossibile. A prescindere, un impegno serale mi ha precluso questa possibilità. Sullo smartphone, però, i siti di live scoring e i social network mi hanno dato una mano.
Pronti via, prima di scendere, leggo che “il Barcellona ha intenzioni pessime stasera”. Controllo e vince già 1-0 dopo 3′. Bene, penso, la partita sarà divertente. Buon per loro, almeno usciranno con il bel gioco (Napoli docet). A fine primo tempo riesco a vedere di nuovo il cellulare: 2-0. Un pensiero sfiora la mente: effettivamente, il Barcellona almeno ai supplementari potrebbe arrivare. Ma è un pensiero che, onestamente, sarà durato qualche secondo, nulla più.
La serata si trascina via, riesco a dare un’occhiata qualche minuto dopo. Il risultato ora è 3-0. “Minchia”, penso. Ma non faccio nemmeno in tempo a terminare la parola che viene segnalato un gol per il PSG. “Cavani. Ora è finito tutto”, questa la sentenza.
Una ventina di minuti dopo controllo il risultato: è sempre 3-1. Va beh, dai, finita. Meglio lasciar perdere. Senza il Barcellona in Champions League sarà molto più facile per le altre.
La mezzanotte è passata. Dopo ore ed ore in piedi, riesco a sedermi un secondo. Per sfizio, vado su Facebook nel gruppo dei calciofili. Trovo una foto con un vecchio striscione pubblicato dai tifosi della Roma: “Luis Enrique vattene, si è liberato un posto a Barcellona”.
Solo che non mi sembra normale. No, è palesemente ironico.
Non ci posso credere.
Vado ancora sul live scoring. 6-1. Pazzesco
La Storia è stata scritta e io non ho avuto la fortuna di guardare.
Faccio leggere il risultato a mio padre, un uomo abbastanza vecchio da aver visto Maradona giocare dal vivo ma anche l’Italia Campione del Mondo nel 2006. Indossa gli occhiali, osserva. E la sua espressione cambia repentinamente: da un sorrisetto abbozzato ad una smorfia di seria sorpresa. Forse avrà avuto il mio stesso pensiero, non gliel’ho chiesto. Non glielo chiederò. Perché questa emozione, in fondo, può restare privata. Io solo solo che al Camp Nou, ieri sera, la Storia del calcio si è arricchita di un nuovo capitolo. Ma io, purtroppo, non ne ho fatto parte.
(P.S.: poi la partita io e mio padre l’abbiamo rivista in differita, oggi. Però qualche libertà poetica me la dovevo prendere, cercate di capirmi).