Il terzino è nato senza fisico o spiccate doti difensive, altrimenti sarebbe stato un imponente centrale.
Non ha nemmeno i piedi particolarmente buoni o i tempi di gioco, il centrocampo lasciamolo ad altri.
Soprattutto, non segna nemmeno con l’imbuto.
Questo dimostra che il terzino è il vero amante del mondo del calcio, perché solo chi vive per questo sport potrebbe ridursi lì, “in cucina”.
Il terzino non finisce sul giornale, non prende i titoli, i giornalisti della zona gli sbagliano il cognome sull’articolo del lunedì. A grandi livelli probabilmente si tromba le brutte, le modelle vanno col “bomber”. Per non parlare di rimborso spese, i soldi sono per chi segna i gol.
Il terzino difende da solo e copre i buchi degli esterni che non tornano, se non spinge prende insulti, se spinge lascia scoperta la squadra. È colpa sempre del terzino perché, in cuor suo lo sa anche lui, è già tanto che sia negli undici titolari.
Se ci pensi, da bambini, quelli grassi e bassi [come me, n.d.r.] finivano sempre per fare i terzini.
Il terzino è quello che prende scarpate dagli attaccanti che non sanno difendere, corre come un pazzo senza che i suoi movimenti vengano premiati, appena commette un mezzo fallo viene ammonito.
Non solo salta le partite per squalifica più di ogni altro, ma viene deriso dai compagni per cui si sacrifica.
Ma il terzino può fare la differenza, perché con una semplice e banale sovrapposizione crea la superiorità numerica, può essere decisivo con una diagonale difensiva, può mettere una pezza dove gli altri non riescono, perché lui è così, arriva col sacrificio dove il solo talento non basta.
Il terzino è il giocatore che non vuoi, ma di cui hai bisogno.
Il terzino è l’eroe che questo calcio non merita.
Uno che, giocava a centrocampo, ora fa il terzino.
Di Marco Ristori
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