Mohamed Ajay Kallon è un calciatore e allenatore di calcio sierraleonese, attaccante del Kallon e della Nazionale sierraleonese e allenatore della nazionale Under 17 del Sierra Leone.
No non avete letto male, ed anche se spesso e volentieri su Wikipedia leggi addiritura che Max Biaggi ha la mamma suora, questa volta ha ragione, Kallon gioca proprio nel Kallon. Ma facciamo un passo indietro.
Kallon arriva nel nostro continente alla tenera età di 16 anni: l’esperienza in Svizzera con il Lugano è più che sufficiente per i talent scout dell’Inter per convincersi a portarlo alla Pinetina solo 2 anni più tardi.
La giovanissima punta africana fa inizialmente fatica a sfondare e per questo motivo viene mandato in prestito in giro per lo stivale: Genoa, Cagliari, Reggina. É proprio a Reggio Calabria che il suo nome esce finalmente allo scoperto. É lui che nel 1999, in un incredibile Juventus – Reggina, pareggia di testa la rete di Super Pippo Inzaghi e mette a segno la prima storica rete degli amaranto nella massima serie. Per lui in quella stagione ben 11 gol in 30 partite e una salvezza per la quale a Reggio ancora oggi ringraziano il loro patrono San Giorgio. O forse Ciccio Cozza.
A Vicenza invece, non riesce ad arrivare alla doppia cifra segnando solo 8 gol, indossando però sempre la sua maglia numero 2: il numero più strano per un attaccante, quasi quanto lo era il 10 di Lupatelli ai tempi in cui difendeva la porta del Chievo Verona.
Nella stagione 2001-2002 ha la sua grande chance di vestire finalmente la maglia neroazzurra della prima squadra (questa volta la numero 3) e guidare l’attacco dell’Inter insieme e Nicola Ventola. Visti gli infortuni di Vieri e Ronaldo, Hakan Sukur che tra un Falafel e l’altro pensava alla politica (dopo il ritiro si è candidato in patria), Antonio Pacheco (chi?) non pervenuto, la strana coppia Kallon- Ventola ha guidato l’Inter verso la marcia su Roma contro la Lazio. Come sia andata a finire lo sanno anche i cani, ma questa è un’altra storia.
Poi il buio.
Il 27 Settembre 2003 risulta positivo al nandrolone e viene squalificato per 6 mesi. In Italia, questo episodio sarà determinante per il proseguo della sua avventura, poichè nessuna squadra più lo cercherà: l’Inter lo cede al Monaco, dove rimarrà dal 2004 al 2007, prima di approdare in Grecia con l’AEK Atene.
A 28 anni, ovvero nel massimo processo di maturazione calcistica, Kallon vede già il punto più basso della sua carriera: nel 2009 torna al Kallon Football Club (squadra che porta il suo cognome perché Kallon in persona la comprò nel 2002 per 3.000 dollari). Poi le parentesi cinesi-indiane con lo Shaanxi Chanba e il Viva Kerala, con scarso successo.
“Nel mondo del calcio girano un mare di soldi. Io non posso lamentarmi. Ho guadagnato bene. Però li ho utilizzati per investire nel mio paese e sostenere anche la crescita sportiva”.
L’ex punta neroazzurra è infatti tornato in patria nella sua Sierra Leone, ha fondato una squadra dandole il suo nome ed è diventato presidente delle federcalcio del suo paese.
L’ FC Kallon non è solo una squadra di calcio, ma un vero e proprio progetto umanitario. “È un modo per restituire al mio Paese quello che ha fatto per me. Ci prendiamo cura delle giovani promesse, ma soprattutto li allontaniamo dalla strada e dalla povertà. Un tempo anche dalla guerra. Per fortuna gli anni dei bambini-soldato sono distanti. Qualcuno si è salvato grazie al calcio”.
Il 3 sulle spalle, sempre il sorriso sulle labbra, la voglia di scappare dal proprio Paese per poi tornarci maturo ed aiutarlo ad evolversi: se come giocatore non hai mai fatto la differenza, come uomo ci è senz’altro riuscito.