Alcuni inverni paiono destinati a non finire mai. Quando il freddo pungente rende ancora più dura la terra e pare quasi trasformare quei fili d’erba in migliaia di spilli. Pronti a rendere la vita ancora più difficile a scarpini e palloni. Ci sono inverni come quello a cavallo tra il ’62 ed il ’63 in Inghilterra, un inverno freddo. Il più freddo dell’ultimo secolo. Temperature inferiori ai -20°C, anche il mare che cede il passo ad un ghiaccio inarrestabile. Nevica da dicembre fino almeno a marzo, cade la neve ed il calcio è costretto a fermarsi.
C’è anche chi prova a mettersi contro il freddo: il Blackpool, allora a metà classifica del campionato, chiede l’intervento dell’esercito per contrastare efficacemente la coltre di neve finita sul campo. C’è però ben poco da fare: la partita contro l’inverno finisce con una goleada di partite rinviate, di incontri non giocati.
Billy Taylor in quegli anni non è un giocatore, tantomeno un allenatore. Non è uno di quelli che solitamente scrivono pagine della storia del calcio. Billy è l’addetto alla manutenzione del campo del Leicester, in quegli anni viaggia nelle parti alte della classifica. Lo fa anche per merito del manager Matt Gillies che per primo pensa bene di non combattere quel dannato freddo ma di adattarsi, di rispondere colpo su colpo agli assalti dell’inverno.
Billy indovina un mix quasi magico tra concime e pesticidi che riescono a rendere il campo di Leicester praticabile: i giocatori di mister Gillies restano senza allenamento solo cinque settimane mentre tutto il calcio di Inghilterra è sopito dalla coltre bianca. Non c’era Vardy ma Keyworth, non c’era Drinkwater ma McLintock. Gillies scuote alle fondamenta non solo l’inverno inglese ma anche lo stesso sistema di gioco del campionato: predica lo scambio di posizione in campo per disorientare gli avversari e punta tutto su passaggi brevi per mettere alle strette le rigide difese avversarie.
Alla ripresa del campionato il Leicester vola. Letteralmente. Mentre tutte le avversarie devono ancora scrollarsi di dosso i brividi, la squadra di Gillies è da pelle d’oca. E questa volta non per le temperature inferiori allo zero. Una serie di vittorie proiettano il Leicester al primo posto della Premier davanti a Tottenham ed Everton. Ed alla finale di FA Cup contro il Manchester United.
Ma anche l’inverno più lungo è destinato a finire. Ad aprile finalmente il freddo allenta la sua morsa ed anche le avversarie iniziano a macinare gioco. Gli “Ice Kings” di Gillies iniziano a sciogliersi, a perdere quella concretezza che pareva di ghiaccio fino a qualche settimana prima. Le inseguitrici mettono la freccia e nelle ultime cinque giornate il Leicester mette in cascina soltanto un punto: troppo poco per la vittoria finale che va all’Everton.
Quel campionato 1962/63 si chiuse con un quarto posto. Uno dei migliori piazzamenti del Leicester nel campionato inglese dopo il secondo posto nella stagione 1928/29, ad un solo punto dal Sheffield Wednesday. Un piazzamento deludente se si pensava alla rincorsa iniziata contro il gelo e terminata quando la primavera stava facendo il suo corso. Quella primavera inseguita da Ranieri già da settembre. Una primavera non soltanto per il calendario ma per tutto il calcio mondiale.
Articolo di: Nicolò Premoli
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