Tra i flop dei Mondiali 2022, c’è sicuramente il Belgio che, nonostante una rosa stellare, non è riuscito a superare la fase a gironi. Il Ct Roberto Martinez, dopo la grande delusione, ha deciso di abbandonare la panchina dei Red Devils e ora la nazionale è in cerca di un nuovo commissario tecnico. Lo spagnolo, nel frattempo, è tornato a parlare dell’esperienza in Qatar ai microfoni di ‘El Larguero’ su Cadena SER. L’allenatore ha smentito le voci su possibili tensioni nello spogliatoio, ha spiegato cosa non ha funzionato e ha parlato di futuro.
Belgio, Martinez: “Nessuna spaccatura nello spogliatoio”
Nessuna spaccatura nello spogliatoio, Martinez parla di ansia e paure: “È totalmente falso. È vero che quando una squadra non vince, lo spogliatoio non può essere una oasi, ma parliamo di giocatori che hanno hanno condiviso le stesse esperienza da quando avevano 14 anni. È un gruppo molto forte e con grandi qualità umane. Ho avuto la sensazione che si sentisse molta responsabilità. Non ci siamo goduti il torneo, siamo stati schiacciati dall’ansia, dalla paura e da alcune circostanze, sebbene sapessimo che questo Mondiale sarebbe stato così”.
Martinez: “Lukaku ha fatto qualcosa di incredibile”
Il Belgio sapeva già che non sarebbe stato semplice a causa anche delle difficoltà di alcuni giocatori: “Nella nostra squadra, come in tutte le altre, ci sono giocatori che non possono essere sostituiti. Hazard e Lukaku sono fra questi. Il suo impegno è stato incredibile. Sebbene non fosse in condizione ci ha regalato 45 minuti di grande spessore contro la Croazia. Si è creato cinque occasioni nette per segnare. Fosse entrato un solo pallone, il nostro Mondiale sarebbe iniziato in quel momento. Quanto ad Hazard, la sua scelta non mi sorprende. Negli ultimi due anni, particolarmente difficili, ha avuto sin troppo tempo per pensare al futuro non avendo trovato continuità di rendimento in campo”.
L’ex Ct si sofferma infine sul suo futuro. Martinez vuole un progetto da costruire: “Club o nazionale, poco importa. Si insegue sempre lo stesso obiettivo, vincere, seppure in modo diverso. Più che di un club o di nazionale, preferirei parlare di progetto, mi affascina l’idea di costruire qualcosa. So che nella Federcalcio spagnola qualcuno aveva anche fatto il mio nome, ma non credo sia ancora il momento giusto”.