Sabato scorso Paolo Di Canio commentava per Fox Sports Italia la partita Manchester City – Liverpool. Noi di Chiamarsi Bomber eravamo presenti negli studi di Sky assieme ad altre pagine FB per seguire insieme il Clasico e successivamente Juve-Milan.
Al termine della partita di Premier League e di Real-Barça, abbiamo avuto modo di parlare alcuni minuti con un Di Canio in vena di aneddoti sul calcio inglese.
“In Inghilterra diverse squadre, esclusi i top team, hanno un’usanza prettamente britannica. Un modo particolare di fare gruppo. Le società concedono due/tre giorni di svago ai propri calciatori, noleggiano pullmini per farli uscire insieme di sera ed evitare che combinino casini con le macchine…Le mete di queste serate sono ovviamente i pub inglesi e il rifornimento tipico di un calciatore inglese è la birra.”
Poi l’ex Lazio continua coi ricordi: “Una sera un mio compagno, un difensore rude di quelli tosti, mi convince ad uscire con loro: ‘Dai Paolo cazzo! Manchi solo tu! Vieni almeno stavolta!’. Per non sentirlo più accettai. Non mi sembrava una cosa da professionista…ma per provare il loro metodo di far gruppo, dissi di sì. Quella sera mi portarono davanti un bicchierone di birra doppio malto scura, una Guinness probabilmente. La assaggiai ma il sapore non mi piaceva. Per convincermi a berla fecero mettere dello sciroppo di fragola per renderla meno amara. Ovviamente dovevo berla tutta d’un fiato…e lo feci”
Un sorridente e inedito Di Canio conclude il racconto: “Non vi dico le conseguenze. Dopo pochi minuti già barcollavo, non riuscivo a stare in piedi. Dissi loro di portarmi a casa. E non accettai mai più un loro invito!”
Di Canio ha anche allenato in Inghilterra e lì è passato per certi versi come dittatore per aver tolto alla sua squadra, lo Swindon Town, questa usanza: “C’è chi regge di più e chi meno. Ma queste serate incidono sulla vita di un atleta professionista. Vietai ai miei ragazzi queste uscite e passai per uno stronzo. Ma quando si accorsero che in campo andavano il doppio degli altri si dovettero ricredere.”
Insomma per la vita da bomber c’è tempo…a fine carriera.