Ah, che bello! In un solo istante sono svanite pure le ultime riserve sul declino del mito Arsene Wenger.
Non solo i tifosi dei Gunners lo vedono ormai come un parlamentare attaccato alla poltrona da quasi due decenni, intento negli ultimi tempi a spendere miliardi per giocatori tutti uguali e a mettere in campo sconosciuti e rivedibili difensori francesi. Ora grazie a qualche semplice parola ha perso pure l’unica cosa che gli era rimasta da difendere: la sua altezzosa e presunta superiorità.
Gli altri vincono, sì. Ma come? Il mio Arsenal invece è un modello, ha uno stile sia di gioco sia di condotta e bla, bla, bla…
Nella conferenza post-gara di Arsenal-Milan, al momento di parlare del carpiato di Welbeck ha prima fatto lo gnorri, salvo poi tradirsi con una dichiarazione “difficoltosa”:
“Non l’ho rivisto. Volete accusarlo di essersi tuffato? Non so se fosse rigore, non l’ho rivisto. Mi è parso sincero, ma i giocatori italiani erano arrabbiati e lo capisco. A parte quello, Danny è stato convincente sul rigore. Lo vedrò di nuovo e mi riprometto di darvi la mia sincera opinione, non preoccupatevi. “
Eccolo lì, come il più classico dei Ciccio Graziani del celebre “a noi della sportività non ce ne frega un cazzo” di cerviense memoria. Il rigore non l’ho visto, Welbeck è stato comunque bravo e mi riprometto di dirvi in futuro come lo giudicherò. Manco più il tanto decantato aplomb di Transalpe t’è rimasto Arsè!
Ora sei proprio come tutti noi. Sporco, trinariciuto, pronto a cogliere un vantaggio in maniera scorretta. Oh, ma i campionati non li vinci lo stesso.