Maurizio Sarri e il suo credo (il cosiddetto sarrismo; vocabolo finito anche sulla Treccani) sono così, o li ami o li odi. C’è chi, come Gianfranco Zola, dice di aver cominciato a guardare il gioco in modo diverso da quando ha fatto conoscenza col tecnico toscano. Altri, invece, gli rimproverano di non aver mai vinto nulla e di sacrificare risorse importanti delle rose, con la sua risaputa repulsione per il turnover.
Certamente ora, al netto di entrambe le campane, il suo momento al Chelsea non è dei più sereni. La classifica è precaria, ma in particolare i rapporti con alcuni big sono ai minimi termini. Hazard è in bilico tra rinnovo e partenza, e pare che la sua relazione con Sarri non faccia pendere l’ago della bilancia sulla prima ipotesi.
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Il caso Kanté
Ora però è successo l’incredibile. Anche il calciatore più sorridente e mansueto della storia del pallone si sarebbe stancato dell’allenatore toscano. N’golo Kante vuole fare le valigie per andare al PSG. Oltre allo scarso feeling tra i due, la ragione del contendere è la posizione in campo del centrocampista francese.
Da quest’anno nella posizione di mediano arretrato, al centro del reparto, gioca Jorginho, che Sarri vede come un talismano in quel ruolo. I tifosi, e alcuni analisti, sono invece un po’ meno d’accordo, sottolineando come il suo gioco fatto di passaggi corti e per lo più orizzontali freni la manovra dei Blues.
Va da sé che la rottura tra il Chelsea e Kanté porterebbe con buona probabilità anche alla fine dell’avventura inglese del tecnico. Ma il sarrismo, ormai lo sappiamo, è così. L’idea viene prima dell’interprete.
Maurizio, ma non sarà un po’ troppo?


