Dieci partite a caccia di un gol vero, costruito, ripetibile. E dieci partite di frustrazione crescente. È questo il contesto in cui matura la rabbia di Gian Piero Gasperini, raccontata sulle colonne di Repubblica: non è tanto la sterilità offensiva in sé a irritare il tecnico, quanto la qualità delle scelte dei suoi attaccanti. Movimenti orizzontali, ingressi in area rimandati, conclusioni da fuori forzate anche a “palla scoperta”: la Roma, oggi, sembra non essere in grado di far male agli avversari negli ultimi venti metri.
Il problema del gol
Il caso emblematico arriva dall’ultima giornata di Europa League, nella serata da dimenticare contro il Viktoria Plzen: l’unica rete deriva dal rigore firmato da Dybala. Soulé e Bailey, per caratteristiche, preferiscono il tiro da fuori e partire da lontano, mentre il cuore dell'area resta vuoto. Dovbyk, un solo gol in dieci gare, non attacca con rabbia la porta. Ferguson è in evidente ritardo di condizione e appesantito; mentre lo stesso Dybala sta ancora cercando la miglior condizione.
Il nome giusto
Gasperini denuncia questa lacuna da mesi e in estate aveva chiesto più volte di porvi rimedio. Tuttavia, i paletti Uefa hanno limitato il mercato estivo della Roma e la dirigenza non è stata in grado di intervenire in tal senso. Ora, però, qualcosa si muove. I Friedkin sono pronti a tentare l'affondo per Joshua Zirkzee, vecchia conoscenza del nostro campionato: non l’ariete classico, ma un regista offensivo capace di legare il gioco e liberare gli inserimenti degli esterni. L’olandese, ai margini del progetto al Manchester United e con il Mondiale nel mirino, spinge per giocare. I giallorossi si offrono di coprire interamente il suo ingaggio nel periodo concordato, mettendo sul tavolo un'offerta di prestito secco.
Un’operazione temporanea, della durata di soli sei mesi, mirata a sistemare una situazione che appare piuttosto impietosa e che necessita di un intervento nel breve. Con buona pace della progettualità futura.
