Seydou Doumbia torna sotto i riflettori. Non per un gol, un trofeo o una nuova avventura calcistica, ma per un test del poligrafo che ha rimesso in circolo uno dei dubbi più longevi della sua carriera: la sua vera età. A quasi dieci anni dalla sua parentesi poco fortunata alla Roma, l’ex attaccante ivoriano – meteora nella Capitale, leggenda in Russia – fa parlare di sé per un motivo che sa di déjà-vu.
In Italia, Doumbia è ricordato soprattutto per la stagione 2014/15, quando approdò alla Roma con aspettative altissime e lasciò ben pochi rimpianti: solo 2 gol in 13 presenze, qualche errore clamoroso e un impatto mai davvero decollato. Ben diverso il ricordo che ha lasciato al CSKA Mosca, con cui ha conquistato due titoli nazionali, trascinato la squadra in Champions League e firmato gol entrati nella memoria dei tifosi russi – come la doppietta al Manchester City che lo consacrò a livello europeo.
Ed è proprio in Russia che, alla vigilia del suo 38° compleanno, Doumbia ha accettato di sottoporsi alla “macchina della verità”. Obiettivo: dissipare, una volta per tutte, i dubbi sulla sua data di nascita. Il risultato, però, ha rimesso tutto in discussione.
Il risultato del test del poligrafo
Secondo il poligrafo, Doumbia avrebbe mentito sulla sua età. La macchina, analizzando parametri come pressione sanguigna, sudorazione e battito cardiaco, avrebbe indicato che l’ex CSKA non sarebbe nato nel 1987 – come riportato nei suoi documenti ufficiali – bensì tra il 1982 e il 1983. Dunque, avrebbe tra i 41 e i 43 anni.
Una differenza non da poco, che riporta alla mente le polemiche che accompagnarono i suoi primi passi nel calcio europeo. Già nel 2010, quando arrivò a Mosca dallo Young Boys, in molti notarono come la sua carriera fosse sorprendentemente lunga per un giocatore che, all’epoca, avrebbe dovuto avere appena 22 anni. In Costa d’Avorio, del resto, Doumbia aveva collezionato numerose stagioni nel calcio semiprofessionistico, alimentando sospetti sulla reale data della sua nascita.
Non si tratterebbe di un caso isolato: nel calcio africano, gli errori o le irregolarità anagrafiche erano – e in parte sono ancora – questioni ricorrenti, complici sistemi di registrazione poco precisi e l’interesse delle società europee verso giocatori ufficialmente più giovani.
Qual è la verità?
Va sottolineato, però, che il poligrafo non rappresenta una prova scientifica né tantomeno legale. La sua affidabilità oscilla tra l’87% e il 93% in condizioni ottimali, e non sono rari i falsi positivi. Di conseguenza, per quanto suggestivo, il responso non può essere considerato una verità assoluta. Lo stesso Doumbia, tra le risate, ha minimizzato l’accaduto. E almeno per ora, l'ex Roma continuerà ad avere 38 anni, come da documenti ufficiali.


