La Juventus sbarca alla Casa Bianca, a Washington D.C., in un incontro che si preannuncia tanto singolare quanto importante. La squadra bianconera si trova al centro del mondo, non solo per il suo debutto imminente al Mondiale per club, ma anche per le tensioni globali scaturite dalla crisi Iran-Israele. E mentre il presidente statunitense Donald Trump discute di temi delicati come le armi nucleari e le dinamiche militari con l'Iran, i calciatori juventini si ritrovano ad ascoltare sospesi tra la maestosità dello Studio Ovale e le incertezze del pallone.
L'incontro allo Studio Ovale
Siamo abituati a vedere la Juventus brillante sui campi da calcio di tutta Europa, ma questa presenza in veste quasi diplomatica è una vera novità. Accompagnati dal tecnico Igor Tudor e da personalità illustri come il presidente della FIFA Gianni Infantino, i bianconeri si accomodano rispettosi nella sala simbolo del potere americano. Accanto ai documenti segreti e agli antichi cimeli, emergono tra i volti curiosi i sorrisi assorti di Federico Gatti, Dusan Vlahovic e Manuel Locatelli. Mentre le parole di Trump riecheggiano, diventano spettatori di un momento che promette di scrivere, in un modo o nell'altro, nuove pagine di storia.
La crisi tra Iran e Israele
Il presidente Trump, come spesso accade, non ha peli sulla lingua: "Non so se attacco l'Iran", dice, rispondendo alle domande insistenti dei media. Le sue parole volteggiano come un boomerang tra chi osserva, cariche di tensione e mistero.