Capradossi: "Non ho rimpianti ma sarebbe un sogno tornare alla Roma. Nainggolan è diverso da come appare"

Il difensore italo-ugandese Elio Capradossi cresciuto nelle giovanili giallorosse si racconta in un'intervista esclusiva a chiamarsibomber.com
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E. Capradossi
#23Universitatea ClujDifensore
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Stagione 2025/2026

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Il nome di Elio Capradossi è tornato in auge nell'ultimo periodo grazie al gol contro il Mozambico che ha permesso alla nazionale ugandese di avvicinarsi a una storica qualificazione ai prossimi mondiali. Ma come si è ritrovato Elio dal vestire la maglia Azzurra (ha giocato dall'Italia under 16 all'under 21) a rapppresentare la nazionale africana? Gliell'abbiamo chiesto direttamente a lui in un'intervista eslcusiva.

Ciao Elio come è maturata la decisione di giocare per l'Uganda?

La decisione deriva dal fatto che chiaramente sono anche ugandese. Quando si è presentata questa opportunità, in seguito alla prima convocazione dell’allenatore, allora l'idea è stata presa realmente in considerazione. Fino ad allora non ero mai stato chiamato dalla nazionale ugandese, quindi questa opzione non mi era sembrata percorribile. Poi sono stato convocato e, da quel momento, è iniziato il mio percorso con la maglia dell’Uganda”.

Siete ancora in corsa per una storica qualificazione ai Mondiali. Quali sono le tue sensazioni in vista delle prossime partite?

Sicuramente abbiamo ancora delle chances, quindi ci proveremo, perché sognare non costa nulla. Sarebbe una cosa storica, quasi impensabile. Dobbiamo dare tutto nelle prossime due partite e poi vedere che succede. Il percorso resta comunque complicato, perché l'Algeria ha quattro punti di vantaggio rispetto a noi, a due partite dalla fine. Altrimenti c'è la possibilità di entrare tra le migliori seconde e poi affrontare varie partite di playoff. Quindi il percorso è molto difficile. Però siamo ancora in corsa e già questo è tanta roba per noi. Vedremo”.

Come è iniziata questa nuova esperienza all’estero? Cosa ti ha portato a scegliere questa strada dopo una carriera in Italia?

Sicuramente la cosa che mi ha portato qui all'estero è stata la volontà con cui mi hanno cercato e voluto. Questo è l’aspetto principale, che mi ha spinto a venire qua a Cluj. Oltre al fatto che mi avevano parlato bene di questa società, di come è strutturata, della città. Onestamente non ho avuto grandi difficoltà a scegliere quest'opzione. Purtroppo ho giocato poco fino ad ora, perché ho avuto un piccolo problemino fisico dopo la mia prima partita. Sono stato qualche settimana fuori e sto rientrando adesso a tutti gli effetti. Quindi devo ancora entrare nel vivo dell'esperienza. Però mi sono già ambientato, la città è carina, mi trovo bene”.

Quali sono le vostre ambizioni per quest'anno?

Sicuramente quello di provare a entrare nei playoff, qui la formula è un po' diversa rispetto al campionato italiano. Quindi direi di entrare nei playoff e poi provare a competere per il titolo, o comunque cercare di fare il meglio possibile. Questa società non ha mai vinto un campionato, quindi è difficile dire che giochiamo per quello. Però per gli acquisti che sono stati fatti e per come è stato approcciato quest'anno, l’obiettivo è di arrivare tra le prime sei e poi giocarsela”.

Hai qualche rimpianto o c'è qualche scelta che non rifaresti?

Onestamente no, perché alla fine tutti i passaggi hanno fatto parte di un percorso. Poi, per un motivo o per un altro, ci sono scelte che vanno meglio e scelte che vanno peggio. Tante volte sono anche influenzate da altri discorsi, ad esempio gli infortuni che ho avuto durante la mia carriera. Quindi diciamo che rimpianti veri e propri non ce ne sono. Inoltre, per me il capitolo Italia non è chiuso, anche se non ho rimpianti. Anzi, per me è stato bello. Ognuno ha il proprio percorso. Sono contento e mi reputo fortunato di aver fatto una carriera in Italia a buon livello. Per me questo è solo motivo di orgoglio, non di rimpianto”.

Ti vedi di nuovo in Italia in futuro?

Difficile dirlo. Non avrei mai immaginato di giocare in Romania, oggi ci gioco. Ho giocato sempre in Italia, ma è difficile parlare di un mio eventuale ritorno adesso. Finché gioco potrei tornare in Italia come potrei andare a giocare altrove, è tutto abbastanza imprevedibile”.

Nel corso della tua carriera, ci sono state delle trattative che poi non si sono concretizzate?

Qualcuno si è fatto avanti e si è interessato l'anno in cui abbiamo ottenuto la promozione in Serie A con lo Spezia. Era il mio secondo anno a Spezia e c'erano tante squadre di Serie A che mi seguivano in quel momento. Poi è scoppiato il Covid e, soprattutto, mi sono rotto il crociato quando abbiamo ripreso a giocare. Di conseguenza, gli interessamenti che c'erano prima, sono sfumati”.

Elio Capradossi con la maglia dello Spezia
Elio Capradossi con la maglia dello Spezia

Da ragazzo cresciuto nelle giovanili e da tifoso, com'è stato esordire con la prima squadra della Roma?

Beh, è stato un sogno che si realizzava, imprevedibile per come è avvenuto. È stato bello, veramente emozionante. Mi ricordo che all'epoca non avevo neanche avuto il tempo di pensarci più di tanto, perché era successo tutto in maniera molto veloce. Quindi è stato bello, è stata una cosa che un ragazzo sogna e che poi si realizza. Anche se per una partita sola, è stata veramente la realizzazione del sogno di una vita”.

Secondo te di quella squadra, che fece anche la semifinale di Champions, qual era il tuo compagno più forte?

Ce n’erano tanti, era una Roma fortissima. In quell’annata era veramente una squadra stratosferica. È una scelta molto complessa, ma se proprio devo sbilanciarmi su un nome, allora dico Dzeko”.

Ti è capitato di affrontarlo da avversario?

Sì, una volta, quando ero a Spezia in Serie A, l'ultima partita del campionato. Lui non giocava dall'inizio, però subentrò. È veramente fortissimo, un campione. Forse non fece gol in quella partita, però comunque ebbe un impatto importante sulla gara”.

Hai avuto la sensazione che quella Roma potesse arrivare in fondo e vincerla quella Champions?

Beh una volta che stai lì e dopo l'impresa che era stata fatta (contro il Barcellona), è giusto crederci. Come immagino ci credano le altre tre squadre che arrivano fino a quel punto. Sicuramente la squadra ci credeva, sapendo comunque quanto era difficile. Però quando arrivi così lontano, è giusto crederci”.

A Cagliari sei stato allenato da Ranieri. Com’è stato viverlo da vicino e cosa ti è rimasto dell’esperienza con lui?

Sicuramente è un grande allenatore e una bravissima persona, schietta, sincera. Purtroppo non ho avuto molto modo di starci e di essere allenato da lui, perché subentrò a Liverani a gennaio e mi allenai con la squadra per circa due mesi dal suo arrivo, poi mi ruppi il menisco. Il resto della stagione, gli ultimi due o tre mesi li feci fuori e poi rientrai direttamente per l’inizio dell’annata successiva. Quindi sicuramente l'ho conosciuto per il modo in cui allena e per il modo in cui si esprime con la squadra, però non l'ho vissuto a pieno, diciamo così”.

Hai avuto la possibilità di conoscere Totti?

Sì, l'ho conosciuto. Nel periodo della Primavera, ho fatto un paio di tournée estive con la prima squadra, quando lui ne faceva ancora parte. Ho avuto la possibilità di marcarlo in vari allenamenti. Sicuramente era difficile anche solo allenarsi uno contro uno con lui. C'era questo senso di rispetto e stima infinito e faceva un po' strano come esperienza, come emozione. Poi sei giovane, ogni parola che ti dice, ha un effetto diverso. Ed era forte forte, quindi non oso immaginare come fosse prima, visto che in quel periodo era proprio alla fine”.

Una battuta su Nainggolan.

Beh, in generale sicuramente un compagno super divertente, socievole. L'approccio con quelli che potevano essere dei ragazzi come me, più giovani, era lo stesso che usava con i veterani: un ragazzo davvero simpatico e inclusivo. Sicuramente dall'interno si vede che è molto più semplice di come viene fatto passare fuori”.

Qual è l'esperienza che ti è rimasta di più nel cuore?

Sicuramente quella di Spezia. Perché abbiamo raggiunto un traguardo storico, la prima promozione in Seria A nella storia della società. E poi di tutto il gruppo era veramente speciale, ho avuto modo di costruire tante amicizie. Si era veramente creato qualcosa di bellissimo: un connubio tra compagni e amici unito ai risultati sportivi che sono stati incredibili. Sono stati veramente degli anni stupendi”.

C’è una squadra in cui ti piacerebbe giocare?

Sì, la Roma (ride)”.

Un sogno nel cassetto per la tua carriera?

Mi piacerebbe raggiungere tutti gli obiettivi possibili, sia come nazionale che di club. Ci sono tante cose da provare a realizzare, partendo dall'Uganda, con cui siamo qualificati alla fase finale della Coppa d'Africa, che sarà ospitata da Uganda, Kenya e Tanzania. Quindi si può dire che giochiamo in casa. Poi queste qualificazioni ai mondiali, per cui sappiamo che è molto difficile, ma abbiamo delle chances. Infine, per quanto riguarda il club, cercare di vincere un titolo qua sarebbe bello, perché non è mai successo. Quindi sicuramente è un obiettivo”.

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