Jessica Schillaci: "Negli ultimi giorni ci siamo molto uniti con papà. Non ho sentito nessuno degli ex compagni. Mi sarebbe piaciuto che frequentasse Baggio"

Queste le parole di Jessica Schillaci, figlia dell'ex campione italiano Totò, autrice del libro "Solo io posso scrivere di te. Ricordi di un papà campione"
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Abbiamo avuto il piacere di intervistare la Jessica, la figlia del mitico Totò Schillaci che tanto ci ha fatto esultare durante quei "magici" Mondiali di Italia '90. Di questo e molto altro abbiamo parlato con lei, partendo ovviamente dal suo nuovo libro fresco di stampa e dedicato proprio al padre che non c'è più intitolato "Solo io posso scrivere di te. Ricordi di un papà campione".

Parliamo del tuo libro: ci racconti qualcosa?

Il libro "Solo io posso scrivere di te. Ricordi di un campione" parte da un dolore, quello della notizia della malattia di papà e successivamente del calvario e della perdita. Ho cominciato a scrivere quando papà è iniziato a stare male in quelle due settimane di ospedale. Il fatto che papà mi mancasse così tanto ha scaturito in me una ricerca costante di nostri ricordi e quindi un collegamento con quelli che erano stati gli ultimi giorni. Il libro è un diario in cui io parlo di lui come campione, ma soprattutto come padre.

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Mentre lo scrivevi ti sentivi in qualche modo più vicina a lui?

"Sì, mi sono sentita vicina a lui nei ricordi ma anche a livello emotivo. Soprattutto ho potuto collegare a lui alcuni episodi della mia vita e alcuni lati del mio carattere. Ripercorrendo la nostra vita insieme ho potuto notare le analogie e le differenze fra noi.

Qual è il ricordo più vivido che hai di tuo padre fuori dal campo nella vita privata?

Negli ultimi giorni mi ha detto cose bellissime, mi rimarranno per sempre finché avrò memoria. Lui voleva lasciare un segno e mi sono resa conto che non voleva più essere il Totò Schillaci campione, ma voleva esser considerato da noi solo come uomo e papà. A fine vita ti rendi conto se potevi fare qualcosa di diverso e come migliorare, quindi ha tentato almeno di tornare indietro con le parole.

Noi conosciamo Totò Schillaci giocatore, ma com'era come padre?

Era un papà comico e affettuso, gli piacevano i baci e gli abbracci. Era un papà che amava divertirsi e farci divertire, con lui tante battute e momenti di convivialità. Quando non c'era era sempre attento ai nostri bisogni, da buon siciliano se lo porta dietro. Con me è sempre stato molto protettivo, anche da malato. Gli interessava sempre se mangiassimo ogni giorno.

Com'è stato crescere con un padre così famoso? Negli anni il tuo cognome è stato un vanto o più un peso?

A volte mi sono sentita etichettata dietro la sua figura. Il suo essere famoso poi lo ha tenuto spesso lontano da casa. Una cosa che non mi ha mai affascinato del mondo del calciatori è che vivono una vita che non sembra la loro. Ovviamente però sono fierissima di questo cognome, anche perché rivivendo quella che è stata la sua carriera mi sono resa conto delle grandi cose che ha fatto, soprattutto in quel Mondiale. Ricordo che da bambina lo guardavo e pensavo 'Wow, che forte mio padre'.

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Segui il calcio? Che squadra tifi?

Non seguo più di tanto e non tifo nessuna squadra. Ho un atteggiamento molto cinico, proprio come mio padre. A volte vado allo stadio, che è molto più bello rispetto alla tv. Lo stadio è un'emozione incredibile. Mi capita solo di simpatizzare per l'Inter a volte.

Italia 90 ha segnato un'epoca: che cosa rappresenta per te rivedere quelle immagini?

Ogni volta mi emoziona. Innanzitutto per le immagini di mio padre, perché io non lo ricordo con quel volto e quel fisico: io non lo conosco per gli anni 90, io ho ricordi di lui dagli anni 2000 in poi. Io sono innamorata dell'estate e ricordo bene l'emozione nell'estate del 2006, quando avevo 18 anni e mi diplomavo. Quindi mi immagino quanto deve esser stato bello vivere l'estate del 1990 con quell'Italia e quei calciatori, che mi raccontano esser stati così emozionanti. A volte mi sembra di averle vissute io in prima persona quelle emozioni. Anche la canzone 'Notti magiche' della Nannini è incredibile: ogni volta che la ascolto mi sembra la prima volta, l'ho sempre pensata in relazione a mio papà.

Cosa pensi che manchi oggi al calcio italiano per ritrovare quella magia popolare degli anni 90?

Manca tutto ciò che manca anche nelle nostre vite, non solo nel calcio. Penso che la tecnologia ci abbia un po' assorbito e che ci stia togliendo tutto quello che prima ci dava la realtà. Non abbiamo più quel pizzico di magia e creatività che prima c'era. Anche solo vivere un periodo in cui divertirsi significava uscire per strada, correre, giocare a palla e sfogarsi invece che stare al telefonino, guardare la tv o giocare ai videogiochi ha il suo peso. Stessa cosa nel calcio: oggi ci sono molti meno valori di una volta.

Ti capita che le persone ti riconoscano come la figlia di Totò Schillaci? Come lo vivi?

Raramente, anche perché da anni la mia vita è a Verona. Quando succedeva però un po' mi vergognavo perché sono una persona timida e non mi piace mettermi in mostra. Quando invece mi è capitato che mi riconoscessero da quando papà non c'è più per me è motivo di vanto: io sono fiera di essere figlia di Totò Schillaci, ma soprattutto del Totò Schillaci nei suoi ultimi 15 giorni di vita. Sono fiera di esser figlia di un padre che alla fine della sua vita ha capito che la cosa più bella del mondo è fare il genitore.

Dei suoi ex compagni calciatori hai sentito qualcuno durante la malattia? Ti aspettavi un maggiore supporto da loro?

Non ho mai fatto parte del mondo famoso. Non ho sentito nessuno, mi sarebbe piaciuto ricevere qualche messaggio da qualcuno. Ad esempio mi avrebbe fatto piacere conoscere la famiglia di Baggio: di lui mi ha colpito molto il messaggio lasciato su Instagram. Mi sono arrivati comunque messaggi da tante persone fuori dal mondo del calcio. Una cosa che ho imparato è che ognuno ha un proprio episodio personale che lo lega a Totò Schillaci, anche se non è un tifoso di calcio. Questa cosa mi riempie il cuore.

In un'altra intervista hai detto che ti sarebbe piaciuto che frequentasse di più Baggio. Perché si erano allontanati?

Non so perché si siano allontanati. Papà era una persona molto riservata, aveva amici che sono rimasti con lui fino all'ultimo ma persone conosciute prima che lui diventasse famoso. Ho descritto il rapporto tra mio padre e Baggio nel mio libro. Io stessa seguo le interviste di Baggio e quello che posta sui social: mi piace molto da fuori la sua famiglia, mi sembrano molto uniti. Rappresentano al meglio le persone venete, che io ho imparato a conoscere: diffidenti all'inizio, ma poi quando si aprono sono meravigliosi e ti danno il cuore. Hanno valori familiari per me importantissimi come la comunione e il rispetto per gli altri.

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