Giulio Donati: "Ravenna club ambizioso, questa piazza merita categorie superiori". Poi l'aneddoto sull'Inter di Mourinho

Nell'intervista esclusiva rilasciata a Chiamarsi Bomber, Giulio Donati ha fatto il punto sulla nuova avventura con la maglia del Ravvena ripercorrendo, inoltre, parte della propria carriera
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G. Donati
#2RavennaDifensore
Serie C
Stagione 2025/2026

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Tra presente e passato, Giulio Donati si è raccontato nell'intervista a Chiamarsi Bomber.

Vista la carriera e l’esperienza accumulata in Italia e all’estero, tu e Okaka sarete un po’ i punti di riferimento per i compagni, specialmente i più giovani. Avendo giocato anche ad alti livelli, quale consiglio ti senti di potergli dare per poter fare una carriera importante?

"Sono contento di essere arrivato in un club ambizioso come il Ravenna. Sono arrivato qui con un bagaglio di esperienza importante e con tanto entusiasmo. Sicuramente ci sarà modo di aiutare i ragazzi più giovani, anche se in questo primo mese, allenandomi con loro, ho capito che sono già a un buon punto. C'è il giusto mix tra esperienza e giovani e credo che ci sia tutto il potenziale per far bene". 

Prima di accettare la proposta del Ravenna, hai avuto altre proposte magari anche da leghe superiori? Hai mai pensato di chiudere qui la carriera agonistica o sapevi già che avresti continuato nonostante tutto?

"Non ho mai pensato di chiudere la carriera, l'anno scorso per me è stato molto difficile perché sono stato fuori senza giocare. C'era tanta voglia di ripartire perché, a prescindere dalla categoria, per me è il calcio è una grande passione. Una volta arrivato qui ho toccato subito con mano la voglia e la determinazione della società e del mister: sono felice di poter dare un contributo a questo progetto che ritengo davvero importante".

Quali sono i tuoi obiettivi personali per questa stagione sia a livello personale che di squadra?

"A livello personale l'auspicio è quello di fare il meglio possibile, il che si tradurrebbe anche in un contributo importante alla squadra. Non facciamo pronostici sulla posizione in classifica: sappiamo di aver fatto un grandissimo ritiro e di esserci preparati bene. Dovremo cercare di dare il massimo partita dopo partita: ci stiamo alle bene e credo che i risultati siano una coseguenza del lavoro quotidiano. Se riusciremo a dimostrare in campo la continuità che si vede in allenamento, a fine stagione potremo dire la nostra".

Come valuti il campionato di Serie C rispetto alle altre categorie in cui hai militato?

"Per me è un'esperienza nuova e sono felice di far parte di questo progetto: è un campionato diverso sotto l'aspetto tattico, le cose che ho notato in queste prime uscite sono il ritmo, l'intensità e la fisicità. In ogni caso, in squadra abbiamo tanti ragazzi molto vogliosi e pertanto riusciamo a colmare bene questo gap".

La top 11 dei compagni di squadra con cui hai giocato

Tolgo l'Inter del Triplete perché non mi sentivo pienamente parte della squadra. In porta Di Gregorio, come terzino sinistro Carlos Augusto, difensori centrali Emir Spahic e Jonathan Tah e terzino destro Wendell, tre compagni di squadra al Bayer Leverkusen. In centrocampo farei una linea a due con Frattesi e Verratti. In avanti Heung-Min Son a sinistra, Bellarabi a destra e Calhanoglu sulla trequarti a supporto del Chicharito Hernandez.

Cosa ti ha lasciato l'esperienza in Germania con le maglie di Bayer Leverkusen e Mainz? 

"Per me è stata un'esperienza bellissima: ho avuto modo di confrontarmi con un calcio diverso dal nostro. Al Bayer Leverkusen ho coronato il mio sogno più grande, giocare in Champions League. Non dimenticherò mai l'esordo all'Old Trafford, che rimane la partita più importante della mia carriera. Ho trovato una società presente sotto tutti gli aspetti: un'organizzazione che ho ritorvato soltanto al Monza. L'esperienza in Germania, sicuramente, mi ha consentito anche di costruirmi un bagaglio culturale importante, di imparare una nuova lingua e nuove abitudini. Anche al Mainz mi sono trovato molto bene: una società giovane e una piazza che ho percepito come una seconda famiglia". 

Sei stato uno dei primi giovani ad andare a giocare all'estero: cosa ti ha spinto a prendere questa decisione?

"Sicuramente ha inciso molto la possibilità di giocare in Champions League, il mio sogno fin da bambino. Mi si è presentata questa opportunutà e, parlandoe con il direttore Rudi Voeller, ho capito che poteva essere la piazza giusta per me, considerato, inoltre, che la Bundesliga era un campionato in crescita in cui si sono susseguiti grandi allenatori, su tutti Guardiola e Ancelotti". 

Hai vissuto da vicino, seppur non da protagonista, la stagione del triplete dell'Inter. Ci racconti le emozioni di quell'annata?

"Di quell'esperienza ricordo l'umiltà di questi grandi campioni, che hanno vinto tutto con la maglia dell'Inter. Cercavano sempre di dare una mano a tutti mettendo a disposizione la propria esperienza. Non scorderò mai la figura di Marco Materazzi, che per me è stato come un fratello maggiore, così come Ausilio e Mourinho. Il mister aveva la capacità di trattare tutti allo stesso modo, da Zanetti al ragazzo della Primavera: questo ti fa capire che oltre al professionista c'è una grande persona. 

Ravenna è anche una città di cultura e pensando a Dante viene in mente un celebre verso: "Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, che la diritta via era smarrita". Parafrasando questi versi, la via del Ravenna dove potrà portare in questa stagione?

"Ci sono tutti i presupposti per poter fare bene. Dobbiamo affrontare ogni partita con la massima concetrazione seguendo le indicazioni del mister. Non ci piace volare troppo in alto ma al tempo stesso non vogliamo nasconderci: credo che qui si possa fare davvero qualcosa di importante con l'obiettivo di arrivare più in alto possibile. 

Il Ravenna torna in C dopo 4 anni. Si percepisce l'entusiasmo della piazza e dell'ambiente?

"Questa atmosfera l'aveva percepita subito a livello societario, quando ho avuto modo di confrontarmi con la dirigenza, e anche sotto l'aspetto del campo allenandomi con il mister e con i miei compagni. Poi, quando ho sentito l'affetto dei tifosi nella serata della presentazione, ho capito che questa piazza non appartiene assolutamente a questa categoria ma merita qualcosa di più. Ho percepito tanto entusiasmo e una grande passione e questo arriva anche a noi in campo. Quando ci sono queste vibrazioni, anche noi giocatori sentiamo di dover dare qualcosa in più per questa maglia e per questa città".

Quanto è importante la figura di Ariedo Braida all'interno del club?

"Credo che la sua presenza sia importantissima, ha scritto una grande pagina di questo sport: è un dirigente di altissimo livello con una personalità e un carisma incredibile. Poter lavorare con Ariedo Braida è sicuramente un motivo di orgoglio e tutti i ragazzi devono essere onorati di poter essere seguiti da una figura così importante".

Cosa ti ha chiesto Marchionni in termini di indicazioni tattiche e di campo, e in generale cosa ti aspetti da lui?

"Ho avuto modo di parlare con il mister e ho sentito la sua conferenza stampa: ha speso belle parole nei miei confronti e questo mi ha fatto molto piacere. Ho 35 anni ma mi sento ancora bene fisicamente e voglio essere protagonista nel modo in cui lui riterrà più opportuno. Penso di poterlo aiutare a essere la sua voce in campo, dando indicazioni tattiche alla squadra. Personalmente mi sento un braccetto di difesa, sia a destra che a sinistra, ma sono pronto a giocare ovunque ci sia bisono, perfino in porta. Credo che la cosa più importante sia essere da esempio in campo a partire dagli allenamenti".

Nel corso della tua carriera, c'è stata una grande opportunità di mercato che alla fine non si è concretizzata? 

"Nella mia carriera credo di aver fatto quasi sempre scelte giuste: quando ero al Mainz, ho avuto l'opportunità di andare al Brighton in Premier League ma non ho avuto la fiducia e il coraggio di buttarmi in quell'esperienza".

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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