Okaka: "Il Ravenna mi ha convinto a tornare in campo. Spalletti come un padre, ma minacciò di cacciarmi da Trigoria. E quella volta che Totti centrò Ilary in piscina..."

La redazione di Chiamarsi Bomber ha intervistato in esclusiva l'attaccante del Ravenna, Stefano Okaka
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Cresciuto nelle giovanili della Roma, Stefano Okaka era considerato uno dei maggiori prospetti del calcio italiano, ma crescendo non è riuscito a esprimersi al massimo del suo potenziale. La nostra redazione, ha ripercorso con lui tutti gli step principali della sua carriera che l'hanno portato a 36 anni a riprovarci in Serie C col Ravenna.

Nel 2004 hai giocato per la Roma, ma ti avevano cercato anche Milan e Aston Villa...

"Bruno Conti mi convinse a scegliere la Roma mentre stavo firmando per il Milan. Invitò me e papà a Trigoria e quando la vidi non volli più andarmene".

Stefano Okaka con la maglia della Roma
Stefano Okaka con la maglia della Roma

Hai esordito in Europa a soli 16 anni. Che ricordi hai di quell'Aris Salonicco Roma di Europa League?

"Un buon ricordo, ma non ricordo se ho fatto gol. Esordire così giovane non era così tanto normale, ora fa più rumore ma ci sono passato pure io e capisco cosa provano i giovani. Sono stato precoce in tante cose".

Ti ha pesato l'etichetta di predestinato?

"No, non mi ha pesato ognuno ha la sua strada. Non per forza devi essere etichettato Cristiano Ronaldo ed essere Cristiano Ronaldo. Puoi fare sempre la tua strada e io quando ho iniziato ho sempre pensato di dare una vita migliore alla mia famiglia e ci sono riuscito giocando per 20 anni nel calcio maggiore. Quindi anch'io ho fatto qualcosa di buono nella mia carriera".

Primo allenatore da professionista è stato Luciano Spalletti. Che ricordi hai di lui e se hai qualche aneddoto da raccontare

"Mister Spalletti è stato come un padre per me, perchè avevo 15 anni e mi ha messo in prima squadra facendomi esordire. Abbiamo avuto tanti momenti padre-figlio. Di aneddoti ce ne sono tanti ma ce n'è uno che tutti conoscono. Quando ho compiuto18 anni, chiesi a mio padre di regalarmi un'Audi R8. Due, tre mesi dopo andai a Trigoria con quest'auto e il mister mi richiamò dicendomi "se domani entri con questa macchina non giochi più". Il giorno dopo presi una Smart e si risolse tutto in maniera pacifica".

Restando in ambito Roma non possiamo non parlare di Francesco Totti. Ricordi e aneddoti?

"Francesco, De Rossi, Cassano, Panucci, Perrotta, Mexes, Chivu sono cresciuto con loro. Con Totti ancora di più perché abitavamo vicini e stavo sempre con lui e Daniele, li ho anche sentiti ultimamente. Per me sono stati tutti una guida, avevo 15 anni e sono stato 8-9 anni sempre con loro, sono praticamente cresciuto con loro. Ho un aneddoto su Totti: c'era la sua ex moglie (Ilary Blasi, ndr) in piscina e noi eravamo in campo ad allenarci. A un certo punto si gira e mi fa "ora la prendo in testa con la palla". Non so da quanti metri è riuscito a centrarla e poi mi ha detto: "hai visto?!". Un fuoriclasse, un'icona per la città. Tutti loro mi hanno visto da bambino, ho un rapporto fraterno e fa piacere vedere i percorsi che tutti hanno fatto. Mi sento fortunato di essere cresciuto con questi grandi campioni".

Esperienza in Premier League. Come è stata e cosa manca alla Serie A per essere come la Premier?

"Esperienza unica, un mondo completamente diverso. Mi ricordo alla prima partita con il Fulham, mi chiesero di andare direttamente allo stadio, visto che non fanno ritiro. Mi sono svegliato, ho mangiato la pasta in bianco e sono andato direttamente allo stadio e c'era di tutto da mangiare. Riscaldamento, partita e fine. Vinci o perdi è la stessa cosa. Con l'arrivo di Guardiola, Mancini hanno preso la mentalità europea e hanno costruito un sistema inavvicinabile. Sono i numeri uno al mondo e sarà difficile colmare questo gap".

Hai giocato con la Samp e Udinese, che ricordi hai?

"Esperienze uniche, la Sampdoria è stato il club migliore in cui ho giocato, dopo il Ravenna ovviamente (ride, ndr). Non avrei mai voluto lasciare la Sampdoria ma alla fine ho avuto problemi con l'ex presidente Ferrero che mi impedì di andare al Milan o all'Inter. All'Udinese avevo un rapporto fantastico col presidente Gianpaolo Pozzo fin dal primo giorno. Sono arrivato in un momento difficile e con lui e il ds Marino abbiamo ricostruito l'anima dell'Udinese e siamo risaliti. Un club e una famiglia fantastica".

Stefano Okaka con la maglia della Sampdoria
Stefano Okaka con la maglia della Sampdoria

A Parma hai conosciuto Marchionni...

"È vero, mister Marchionni l'ho avuto a Parma un anno e ora l'ho ritrovato da allenatore a Ravenna. È una brava persona: professionale, molto seria, avevamo un bellissimo rapporto".

A Udine sei stato allenatore da Tudor e in Nazionale da Conte. Sono davvero due sergenti di ferro?

"Guarda, sergente di ferro è una parola grossa. Conte l'ho avuto per 2 anni in Nazionale, mentre mister Tudor 7 mesi all'Udinese da subentrato ma non riesci veramente a vedere il loro metro di lavoro. Da quello che ho visto sono due vincenti, due persone che pretendono il massimo per vincere. Conte è un fuoriclasse, mi ha lasciato un'impronta importante a livello comportamentale e caratteriale, oltre che calcistico. Ricordo che mi convocò in ritiro all'ultimo per una partita contro il Belgio e io giocavo nell'Anderlecht, mi si avvicinò e mi elencò tutti i giocatori della squadra avversaria che avrebbe affrontato l'Anderlecht. Mi stupì il fatto che seguiva anche il campionato belga. Sono piccole cose che ti fanno capire la grandezza di questo allenatore".

Stefano Okaka con la maglia dell'Udinese
Stefano Okaka con la maglia dell'Udinese

Qualche mese fa sembrava che volessi ritirarti. Cosa ti ha fatto cambiare idea?

"Non ho mai annunciato che volessi ritirarmi. Capiscimi, quando inizi a giocare a 15 anni e arrivi a 33, anche la testa vuole stare con la famiglia e viversi altre cose. Poi sono tornato ad allenarmi grazie a mio fratello, al direttore e al presidente che mi hanno convinto a partecipare al ritiro. Mi sono divertito e mi è piaciuto essere l'esperto tra i giovani. Sta andando tutto bene e spero di aiutare il Ravenna".

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Il tuo gol più bello?

"Ne ho fatti tanti di gol, tutti dicono quello con la Roma di tacco sotto la Sud, ma anche con il Watford di tacco contro l'Everton. Uno con la Samp contro il Torino, uno di rovesciata contro il Galatasaray. Magari il più bello arriverà con il Ravenna".

Lo stadio che ti fa più suggestione, che ti metteva in difficoltà?

"Quello che mi caricava di più era il Marassi. Quello dove ho avuto più difficoltà quello del Liverpool, del Manchester City, mentre San Siro dà adrenalina. Anche l'Allianz Arena è molto bella. Colgo l'occasione per ringraziare la curva e la tribuna del Ravenna perchè sentire, dopo 20 anni di carriera, che mi appaludono fa veramente piacere".

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