Samuel Umtiti ha chiuso con il calcio giocato lo scorso settembre, ma il suo racconto va ben oltre il ritiro. In un’intervista alla Gazzetta dello Sport, l’ex difensore del Lecce ha ripercorso un viaggio personale fatto di fragilità, rinascita e consapevolezza.
Le parole di Umtiti alla rosea
Oggi vive tra Parigi e Barcellona, si dedica alla famiglia, commenta il calcio italiano per DAZN in Francia e studia da allenatore. Un futuro già tracciato, ma che nasce da un passato complesso. Dopo le esperienze in Francia e Spagna, l’arrivo a Lecce rappresentava una scommessa: una realtà piccola, lontana dai riflettori, che però si è rivelata terapeutica.
Umtiti racconta di aver sofferto profondamente dal punto di vista mentale. Solitudine, infortuni continui e isolamento avevano inciso anche sulle prestazioni: “Se la testa non sta bene, il corpo non risponde”. Lecce, invece, gli ha restituito umanità. L’accoglienza, l’affetto e la fiducia lo hanno portato fino alle lacrime, simbolo di una liberazione emotiva.

La salvezza ottenuta con i salentini ha avuto per lui un valore persino superiore alla vittoria del Mondiale: “La prospettiva mi affascinava e, dopo aver giocato in Francia e in Spagna, sentivo la necessità di scoprire il vostro calcio. Arturo Canales, il mio procuratore, mi parlò del Lecce e, fortunatamente, mi convinse: in Italia si matura tanto tatticamente, specialmente se sei un difensore“, un’emozione pura, conquistata dopo un periodo buio. Fondamentale anche l’incontro con Marco Baroni, allenatore che Umtiti stima profondamente per la capacità di adattarsi e valorizzare i giocatori.
Guardando avanti, il francese sogna una carriera da tecnico basata sull’aspetto umano, sulla comunicazione e sulla comprensione delle persone prima ancora dei calciatori. Lecce resta nel cuore: “Magari un giorno tornerò”. Non solo per allenare, ma per ringraziare chi lo ha aiutato a ritrovarsi.













