Sabatini: "Mi sento uno dei padri di SkySport24. Vi svelo qual era la mia squadra del cuore"

Nuovo appuntamento con il nuovo format targato Chiamarsi Bomber e condotto da Nicolas Lozito, "Remuntada". Ospite di questa punta il noto giornalista Mediaset Sandro Sabatini
tv e social13/03/2024 • 12:50
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Nuovo appuntamento con Remuntada, il nuovo podcast di Chiamarsi Bomber condotto dal giornalista Nicolas Lozito. In ogni puntata verrà chiesto agli ospiti come nasce la loro passione per il calcio e per lo sport, e loro ci racconteranno la loro vita ma soprattutto la loro "Remuntada" personale.

 

Dopo le prime due puntate, in cui si sono raccontati Francesco Gullo e Carlo Pellegatti, l'ospite di oggi è Sandro Sabatini, volto noto del giornalismo sportivo italiano, attualmente nella squadra di SportMediaset.

Sandro Sabatini si racconta a Remuntada

Questo il resoconto della chiacchierata tra Nicolas Lozito e il protagonista odierno del nuovo format di Chiamarsi Bomber, Sandro Sabatini.

 

C'è nella tua vita un momento "remuntada"?

 

"C'è, ed è legato agli anni in cui non ero strettamente un giornalista, ma lavoravo nell'ufficio stampa dell'Inter. Quando finisce il rapporto con i nerazzurri, perché di fatto vengo licenziato, mi ritrovo per un paio di mesi solo con una piccola collaborazione ad Antenna 3, ed era il periodo in cui mi sono sposato e mia moglie aspettava un bambino. Quel periodo di remuntada in cui ho cercato di tornare a lavorare e anche a guadagnare per fortuna è durato pochi mesi. Poi sono stato preso a Sky...".

 

SkySport24 nasce un po' con te...

 

"Sì, su quello mi sento partecipe, e senza falsa modestia anche protagonista. Per tanti ragazzi che lavorano lì sono stato sicuramente un fratello maggiore, in alcune situazioni anche un padre".

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La redazione è una squadra, ed i giornalisti sono "umani"...

 

"Faccio un discorso un po' da boomer. È una sensazione che si sta un po' perdendo, con tanti lavori che ora si fanno da remoto o in smart. La redazione è una squadra,con le dinamiche di uno spogliatoio, con vecchi e giovani, gente con più o meno entusiasmo, e un direttore deve fare un po' l'allenatore. Io sono un raro caso di giornalista sportivo che non ha mai fatto una telecronaca: quando avevo 16 anni feci un provino a Tele Montecatini per fare una telecronaca di una partita immaginaria, ma il ruolo era già occupato. Dopo un po' si liberò quello di tele e radiocronista per il basket, ma nel basket avevo un passato un po' tumultuoso come tifoso: lì lo sport principale è il basket".

 

Nasci come tifoso di basket?

 

"A Montecatini sì, poi in generale avevo la mia squadra del cuore che era la Roma: io sono nato a Roma poi da ragazzo mi sono trasferito con i miei genitori a Montecatini. Perché uso il passato parlando di tifo? Perchè poi quando arrivo a Milano per lavorare a Tuttosport ho il compito di seguire il Milan, ed è l'estate del passaggio di Ancelotti dalla Roma proprio al Milan. Piano piano mi affeziono a quel giocatore, e mi rendo conto che non faccio più il tifo per la Roma, ma per il mio lavoro. In più ho avuto l'incredibile fortuna di arrivare al seguito del Milan nel momento giusto. Io, ragazzino, mi ritrovo a seguire un Milan che inizia a vincere e a girare il mondo: son stato tre anni a Tokyo a spese del giornale (ride ndr)".

 

Come si spiega il successo di quel calcio italiano?

 

"Era il successo economico dell'Italia. Quel calcio italiano è figlio del boom economico degli anni '60 e poi di quello della cosiddetta 'Milano da bere' degli anni '80. L'economia andava alla grande e c'era Berlusconi che aveva per così dire l'effetto sceicco di adesso. In quegli anni infatti per Argentina e Brasile noi eravamo come gli arabi dei nostri giorni: andavamo lì con i soldi, compravamo e portavamo in Serie A".

 

E cosa c'è di bello nel calcio italiano di oggi?

 

"Innanzitutto che gli stadi sono tornati pieni, anche rispetto agli anni '90, e questo è molto bello, anche se i prezzi dei biglietti sono alti, e questo è molto brutto. Trovo che il calcio sia un momento di grande aggregazione, uno dei pochi in cui si mette da parte il telefonino...".

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La tua prima volta allo stadio?

 

"Roma-Napoli 1-0, avrò avuto 6 o 7 anni, gol di un certo Scaratti su punizione, Tribuna Tevere non numerata. Vi racconto una storia da 'tifosotto' della Roma: io facevo il militare al distretto militare di Firenze l'anno che la Roma vince lo Scudetto, l'anno dopo i Mondiali dell'82. C'è la partita dello Scudetto a Roma e miracolosamente tramite la figlia del mio padrino di battesimo (che è Tiziana Alla, telecronista del calcio femminile per la Rai) riesco ad avere due biglietti per andare in Curva. Non avevo però il giorno di licenza e allora decido di scappare con la complicità del Caporal Maggiore del distretto, che quei giorni mi ha coperto. Mi sono ripresentato il lunedì...". 

 

Hai avuto altri momenti "ultras"? 

 

"Ricordo una gran brutta figura al liceo. Ero tifoso di basket di Montecatini e c'era il derby con il Pescia. Montecatini vince dopo un supplementare e con canestro all'ultimo secondo e io vedo un mio compagno di scuola che scavalca la ringhiera e corre ad abbracciare i giocatori. Anch'io in un momento di esaltazione ed emulazione scavalco questa ringhiera, solo che due carabinieri in servizio mi vedono e spingono all'indietro, quando sono quasi a centrocampo. Finisco a gambe all'aria e il giorno dopo al liceo ridevano tutti, ero lo zimbello...".

 

Oggi si parla di tifosi quasi sempre in negativo, sta cambiando qualcosa?

 

"Fino a qualche anno fa avrei risposto in maniera severa contro il tifo da stadio. Negli ultimi 5 o 6 anni però mi sono reso conto che c'è molta più violenza, aggressività e cattiveria nei messaggi dei tifosi sui vari social".

 

Secondo te i calciatori hanno un po' perso la "bussola morale"?

 

"In campo la morale, e le regole sono facili da rispettare. Nella vita la morale è in continua evoluzione, non i principi, ma i dettagli, che sono quelli che poi fanno la differenza. Doping? Diciamo che il calcio rispetto agli altri sport è stato toccato solo marginalmente. Scommesse? Non bisogna far confusione: ci sono gli sportivi che scommettevano sui siti legali e sugli altri sport; quelli che scommettevano sul calcio sui siti legali e non potevano farlo; gli sportivi che scommettevano sul calcio sui siti illegali. Questi ultimi sicuramente non avevano la percezione di ciò che stavano facendo, erano malati".

 

C'è qualche bandiera del passato che dovremmo portare e far giocare nel calcio di oggi ?

 

"Non è mai stato una bandiera di nessuno, ma secondo me è stato un simbolo notevolissimo Paolo Rossi. Visto anche che parliamo di 'Remuntada': Paolo Rossi ha vissuto una vicenda che lo aveva disintegrato per due anni, e rispetto alla quale si è sempre dichiarato innocente; poi torna, gioca 3 partite in cui praticamente tutti gli italiani lo avrebbero rimandato a casa e solo il suo allenatore lo difende; poi gioca, segna... è una bellissima storia, unica. E nella sua unicità può essere presa a modello: nella vita si cade tante volte e ci si fa male, poi si riparte".

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"Io sul fallimento la penso come Giannis Antetokounmpo: questa parola viene utilizzata in maniera troppo disinvolta. In economia il fallimento è una cosa seria, nello sport si perde, si arriva secondi o terzi, non si può parlare di fallimento". 

 

Quale calciatore di oggi porteresti invece nel passato?

 

"Haaland secondo me farebbe ancora più gol di quanti ne fa adesso, ha una potenza fisica che nel passato sarebbe stata ancora più impattante. I migliori di oggi contro i migliori del passato? Quelli di oggi vanno a x1,5, come i messaggi vocali, quelli del passato andavano a 1, anche se tecnicamente erano più bravi. Le prestazioni sono migliorate, questo fa sì che la squadra dei migliori di oggi batterebbe quella dei migliori degli anni '80, però se quelli del passato avessero avuto gli stessi strumenti di quelli che giocano oggi non ci sarebbe stata partita...":

 

Sulla domanda precedente: a chi faresti allenare quelle due squadre?

 

"Io ho molto rispetto per gli allenatori, anche in seguito alla mia esperienza lavorativa all'Inter. Comunque se dovessi far allenare ad un allenatore moderno la squadra dei talentuosi del passato sceglierei De Zerbi; al contrario per i migliori di oggi metterei come allenatore Trapattoni, un tecnico molto umano".

C'è un modo di interpretare le interviste a fine match dei giocatori, i quali dicono sempre le stesse cose? Quali sono i trucchi?

 

"Chi è stato come osservatore in uno spogliatoio riesce a riconoscere certe frasi, se sono spontanee o se sono delle piccole innocue bugie. Certe frasi vanno interpretate".

 

Quale sarà la tua prossima partita?

 

"Io ho 61 anni, nella vita avrei voluto essere come giornalista televisivo Mentana, come cantante Jovanotti, come radiofonico Linus, come editorialista Gramellini, o anche Feltri, come tutto Fiorello. Però mi sono reso conto che questi che ho nominato erano di un'altra categoria, e allora mi sono messo a fare il giornalista sportivo cercando di evolvermi con i mezzi a disposizione. La prossima partita? Probabilmente una partita araba (ride ndr). Essere un giornalista contemporaneo, senza provare a fare il ragazzino, mostrando il mio buonsenso e la mia saggezza".

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