La scelta di affidare la panchina dell’Italia a Gennaro Gattuso ha sorpreso parte dell’opinione pubblica, ma per Gianluigi Buffon è tutt’altro che un azzardo. Durante la conferenza stampa di presentazione, il Capo Delegazione azzurro ha motivato in modo lucido e deciso una nomina che rappresenta, più che un salto nel vuoto, una scelta di funzionalità e visione. Buffon ha messo subito in chiaro che non si tratta di un colpo di testa solitario.
Le parole di Buffon
“La scelta è stata condivisa con Gravina e gli altri professionisti della FIGC. Ogni anno il mio contratto scade il 30 giugno, quindi parlare di dimissioni non avrebbe senso. Ma sì, mi prendo la responsabilità”.
Non esiste un solo tipo di bravo allenatore, ha ribadito: “A questo livello, non è questione di chi è più forte o più scarso. Si tratta di capire chi è adatto al momento che sta vivendo una squadra. E io penso che questo sia il momento giusto per Gattuso”.
Buffon ha anche ricordato un riconoscimento importante arrivato da fuori confine, anni fa: “Mi fa piacere che siate a conoscenza di quell’intervista in cui Luis Enrique diceva che il calcio più interessante in Spagna era quello del Valencia di Gattuso. All’epoca mi colpì, ed era meritato”.
Poi, l’ex portiere ha aperto una finestra sulla sua esperienza da avversario: “Ho giocato contro le squadre di Rino, e con la Juventus era sempre dura. Ti accorgevi che dietro c’era identità, organizzazione, lavoro. Il suo stile combattivo è noto, ma Gattuso è un allenatore vero, con dodici anni di panchina e un percorso europeo che dimostra il suo desiderio di crescere”.
Infine, una riflessione sul giudizio superficiale spesso riservato agli allenatori: “Etichettare è comodo. Ma chi lavora nel calcio dovrebbe fare il contrario. Bisogna approfondire, capire le persone e i loro percorsi”.