Quagliarella si racconta: "Lo stalker era un mio amico, un incubo durato 8 anni"

L'ex attaccante di Serie A si racconta al Corriere della Sera: tra passato, presente e futuro
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F. Quagliarella
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Fabio Quagliarella, l'ex bomber diventato opinionista, si apre su uno dei capitoli più difficili della sua vita e riflette sulla sua carriera nel calcio. Con 182 gol in Serie A e un passato da imbianchino come suo padre, Quagliarella ha sempre mantenuto un approccio modesto alla vita, nonostante la sua incredibile carriera sui campi da gioco.

 

Una persona speciale

«Grazie a Debora ho recuperato un po' di leggerezza.» Quagliarella parla del suo rapporto con Debora Salvalaggio, che continua a essere al suo fianco e lo aiuta a trovare un equilibrio tra vita pubblica e privata. Quagliarella non è incline a mettersi troppo in mostra e Debora, con il suo humor, riesce a strappargli un sorriso anche nei momenti più seri.

 

Vita da calciatore e rapporto con il padre

"Cosa avrei fatto se non il calciatore? L'imbianchino come papà". Fabio ha sempre guardato a suo padre come un "punto di riferimento assoluto". È stato proprio il supporto paterno a dargli la forza di affrontare i momenti difficili, come quando a soli 13 anni ha lasciato la famiglia per seguire il sogno di diventare calciatore.

 

"Il primo stipendio nel calcio? Un milione e seicentomila di vecchie lire con il Toro. Mio padre guadagnava meno in un anno. Ma erano i nostri soldi, e questo contava.". Fabio rivela come il padre lo abbia aiutato a gestire quei guadagni in modo responsabile.

 

Lo stalker: un buco nero durato 8 anni

Quagliarella rievoca il dramma dello stalking vissuto per otto anni. «Era un amico che frequentava casa, un poliziotto postale. Traumatizzante, doloroso.» Il dolore è ancora presente, segnato da pacchi di lettere minatorie custodite dai suoi genitori.

 

"Papà le teneva per capire di chi fosse. Era un incubo. Le lettere in fila erano più alte di un metro. Ora vorrei bruciarle, ma fanno parte di quel capitolo nero della mia vita. Fu mio padre a scoprire tutto, era una persona che girava per casa nostra. L'accusa più brutta? Pedofilia. Mi fa ancora rabbrividire. Poi ho subito minacce di morte nei miei confronti e verso la mia famiglia, ero accusato di droga, mafia e calcioscommesse. Mandò lettere anche a De Laurentiis e rovinò la mia esperienza a Napoli. Un periodo terribile che non posso dimenticare."

 

Un finale incredibile

Quagliarella ricorda con emozione la sua ultima partita nel Maradona, in un'atmosfera degna di un romanzo. «Se avessi immaginato la mia ultima gara, non sarei arrivato a renderla così emozionante. Porterò comunque sempre la Samp nel cuore".

 

Ora, mentre ascolta il rumore del mare, Fabio si gode la tranquillità di una carriera ben fatta e lascia aperta la porta a un possibile ritorno nel calcio, magari dietro le quinte. 

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Tags :Serie A

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