Gianluca Petrachi torna a parlare del suo lavoro da direttore sportivo e lo fa senza giri di parole. Reduce dall’ultima esperienza alla Salernitana, il dirigente è oggi in attesa della prossima chiamata, ma intanto ha deciso di raccontare alcuni dei retroscena più significativi della sua carriera. Episodi che mostrano come il ruolo di un ds non si limiti alle scelte tecniche e ai contratti, ma richieda una gestione profonda — e talvolta complicata — degli uomini che compongono una rosa.
"Mandavo delle persone a spiarlo"
Nel podcast DoppioPasso, Petrachi ha spiegato come alcuni calciatori, al di là del talento, abbiano bisogno di un’attenzione costante fuori dal campo. L’esempio più emblematico riguarda Bruno Peres, terzino brasiliano portato da Petrachi al Torino nel 2014 e ritrovato poi alla Roma. Proprio nella capitale, il ds decise di adottare misure drastiche per garantirsi che l’esterno rispettasse una vita professionale adeguata.
“Bruno Peres è il classico brasiliano con grande potenziale che non è mai cresciuto cerebralmente”, racconta Petrachi senza filtri. “Si sacrifica quindici giorni, poi per dieci esce, cambia pelle per un mese e poi ricade. C’è una fragilità caratteriale evidente”. Ed è qui che il dirigente svela il clamoroso retroscena: “Quando tornai alla Roma lo controllavo tantissimo. Mandavo delle persone a spiarlo. Era a casa e dovevo assicurarmi che facesse la vita giusta”.
Un controllo serrato, frutto di un’esperienza pregressa che gli aveva mostrato i rischi di un atteggiamento discontinuo fuori dal campo. Per Petrachi, infatti, questo tipo di comportamenti può danneggiare non solo la carriera del singolo, ma l’interesse stesso del club.
{/* @ts-expect-error AMP custom element */}Il particolare contratto di Maxi Lopez
Il discorso si allarga poi ai giocatori sudamericani, che secondo il dirigente spesso richiedono un’attenzione particolare in termini di vita extracampo. A conferma porta il caso di Maxi Lopez, acquistato dal Torino a trent’anni dopo un periodo difficile. Petrachi racconta il faccia a faccia decisivo prima dell’ingaggio: “Gli dissi chiaramente: ‘Nessuno ti dà un centesimo oggi, nessuno ti prende’. Volevo capire se fosse disposto a rimettersi in carreggiata”.
Alle parole di Maxi Lopez - “Ho voglia di rivalsa” - Petrachi rispose con i fatti: un contratto pieno di clausole stringenti. “Scrivemmo che se prendeva un chilo in più gli toglievo 5000 euro. Se usciva dopo mezzanotte, multa. Gli feci un bel programmino”. Il risultato? “Fece un girone di ritorno strepitoso, 10-12 gol, e andammo in Europa”.
Un rapporto forte, fatto anche di regole dure ma di rispetto reciproco. Tanto che Petrachi parla ancora oggi dell’argentino con affetto: “Un ragazzo straordinario, a modo. Gli voglio bene davvero”.


