Essere grandi in un club che potrebbe non permettertelo è già di per sé un traguardo storico. E un giocatore come Antonio Di Natale un traguardo del genere l’ha raggiunto già da un pezzo, a suon di gol e prestazioni super. Nella storia, però, si entra riuscendo a trascendere il significato di “grande”. E, nel giorno dell’annuncio del suo ritiro, possiamo dirlo: l’attaccante napoletano è riuscito a fare anche questo, ovvero diventare immenso in un contesto di presunta mediocrità. Uno così vorremmo non se ne andasse mai. L’età, però, bussa ormai alla porta: difficile non aprire.
“Il più forte giocatore della storia dell’Udinese” lo ha definito il Patron Giampaolo Pozzo. Senza torto: Antonio Di Natale è stato e sarà per l’Udinese come Maradona per il Napoli, Messi per il Barcellona o Totti per la Roma. Una leggenda senza tempo che non può smarrirsi mai. In un club che ha vantato comunque campioni assoluti quali Zico e Sanchez, solo per citarne due, Di Natale sarà per sempre la Cometa di Halley, un’apparizione vistosa e maestosa quanto rara e incredibile. Ma l’ex giocatore della Nazionale non è stato il migliore semplicemente per i gol, gli assist o le giocate inattese. Probabilmente ciò che lo ha reso per sempre diverso dagli altri è stata la scelta, totalmente volontaria o meno, di combattere dove generalmente è difficile costruire un sogno, la bravura di riuscire a far crescere una piantina in una zona quasi desertica. Insomma, plasmare quella che poi è in effetti la vera essenza del calcio: divertire e divertirsi.
Meno titolato di altri, forse ingiustamente sottovalutato per lunghi periodi, Antonio Di Natale ha già imposto il suo nome nella Hall Of Fame del calcio italiano e sarà davvero complicato per l’Udinese trovare un sostituto all’altezza per un giocatore che rappresenta un patrimonio inestimabile del presente e del passato. Oggi, il calcio perde un po’ di passione e tanta, tantissima fantasia: perché, purtroppo, non è sempre Di Natale.