Emiliano Mondonico disse che non è Inzaghi a essere innamorato del gol, ma il gol a essere innamorato di Inzaghi. E allora capita che SuperPippo a 44 anni approfitta della serata in cui viene sublimata l’eleganza e la carriera di Pirlo, per una sveltina. Ci mette otto minuti per una tripletta, come nella sua miglior tradizione. E pensare che le scarpette le ha appese al chiodo per indossare la cravatta, da allenatore. In laguna, poi, tra fiamme (Angela Robusti è l’ultima, 28 anni) e calcio.
TROPPO FACILE PER SUPERPIPPO
Ma così, è troppo facile. Non si può chiedere a Inzaghi di entrare in una partita che sembrava già finita e non fare gol. Sarebbe stato l’imponderabile. Con Totti alle spalle, poi. La nostalgia, spesso, fa schifo. Questa volta, però, no. Quei due, salvo le esperienze in nazionale (culminate con l’apoteosi di Berlino 2006 e la Coppa del Mondo) non hanno mai giocato insieme in un club, ma immaginateli. Uno dipinge, crea spazi, legge situazioni nelle quali gli altri rimangono analfabeti. L’altro segna, perché sa fare solo quello. E se, come sosteneva Montella, Inzaghi non ha le caratteristiche tecniche del grande attaccante, Pippo sa far gol. Sempre. 298 reti in carriera è un numero, freddo, che non restituisce all’immaginario collettivo quel feeling troppo spesso per altri citato a sproposito.
Un attaccante come Inzaghi non esiste altrove. 70 gol in Champions in carriera, tanto che solo Ronaldo, Messi e Raul hanno fatto meglio. E poi il record, condiviso con altri sei bomber in giro per l’Europa, della doppietta in una finale di Champions. Ad Atene. Quando Pirlo su punizione gli consentì di segnare con un colpo di…fortuna. Letteralmente. Ricordate Mondonico? In fondo è proprio così, il gol è innamorato di SuperPippo.
RAGIONIERE A GALLARATE
Lui ne ha ricambiato l’amore. Si trasferì da Milano a Gallarate, dove ha vissuto da calciatore, per allontanarsi dalla capitale della dolce vita italiana. Ha raccontato a più riprese la dieta ferrea osservata da calciatore, abbinata a un dettame osservato quotidianamente: chi ha più anni sulle spalle deve iniziare ad allenarsi prima. Perché, col tempo, le fatiche si sentono di più e per riscaldarsi ci vuole più tempo. Cresciuto nell’esempio dei propri genitori, nonostante la brillante carriera già dalle giovanili si è anche diplomato ragioniere. E ne va fiero, ripetendo, spesso, che senza l’istruzione non sarebbe diventato quello che è diventato.
Il contrario di un esteta del gol, insomma. Sempre diretto, al riparo dalla ricerca del bello. Ha interpretato il calcio come Hemingway ha interpretato la letteratura. Senza giri di parole, senza metafore, dritto al cuore del problema. E del tifoso, SuperPippo. La sveltina nella notte di Pirlo ha ricordato un calciatore che ha vissuto una delle più belle storie d’amore del calcio moderno. Con il gol, oltre che con il suo Milan. E che ora, nemmeno troppo vecchio, sogna col Venezia (“Il (poco) vecchio e la laguna”, parafrasando Hemingway?). Ma quando ha tempo porta a casa il pallone.
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