E’ facile citare nomi a caso: Best, Gascoigne, Garrincha, Ortega,… sono solo i primi che ci vengono in mente. Giocatori croce e delizia, genio e sregolatezza, birra e panini, che in campo ci hanno allietato con i loro tocchi alla sfera e in birreria ci dilettavano con rutti da premio alla carriera.
In questo gioco, così come nella vita, contano i numeri. Abbiamo cercato di raccogliere le 5 migliori prestazioni (da non imitare) dei nostri amati beniamini del pallone, e quando ci siamo trovati di fronte all’amletico dubbio se fosse meglio narrarvi le eroiche gesta sul rettangolo di gioco o quelle famigerate nei peggiori bar della periferia milanese, bé, mentre ci pensavamo ci siamo aperti un’altra birra.
Non sappiamo se questi racconti corrispondano o meno alla realtà dei fatti, ma vi consigliamo solo una cosa: DON’T TRY THIS AT HOME.
[tps_title]L’imperatore[/tps_title]
Primo della nostra lista non per caso. In passato abbiamo parlato di lui come hanno fatto tanti, dalla sua carriera sfumata (Adriano, la potenza è nulla senza controllo) ai vani tentativi di ricominciare (Adriano e il sogno americano). Nel 2001, ai tempi del Corinthians, l’ex imperatore era sorvegliato speciale della sua società a causa dei frequenti eccessi. Per sfuggire ai controlli, Adriano escogitò un ingegnoso stratagemma: farsi servire la birra dentro a delle tazzine da caffè. In un centro commerciale di Rio de Janeiro, il giocatore sarebbe stato pizzicato al bancone mentre consumava “decine e decine di caffè”. Pacata la reazione del presidente della società brasiliana quando il personale del locale ha spifferato tutto ai media: “Se non riesce a rinunciare alla birra, che beva tranquillamente dalla lattina senza nascondersi. Anzi, gli consiglierei di bere whisky, che fa ingrassare ancora di più”.
BARISTA INFAME PER TE SOLO LE LAME.
[tps_title]Il colosso[/tps_title]
Sangue brasiliano non mente. Douglas Maicon, ex terzino di Inter e Roma, una sera avrebbe bevuto 98 bottiglie da 33 cl di birra. Sinceramente dubitiamo della veridicità della notizia, ma il noto giornalista Bruno Longhi recitava queste parole in un vecchio servizio su Studio Sport: “La società (Inter, ndr) era indecisa su cosa fare: Maicon molte volte non si reggeva in piedi quando arrivava ad Appiano Gentile. Io spesso nelle telecronache ho usato la frase fatta ‘Va a tutta birra sulla corsia di destra’… c’erano due correnti di pensiero: chi voleva tenerlo con la paura che ricadesse in questo vizio e chi voleva cederlo. Poi siamo venuti a conoscenza che un ristoratore della zona di Porta Magenta di Milano ci mostrò, con tanto di scontrino fiscale alla mano, che una sera Maicon aveva addirittura bevuto 98 bottiglie da 33 cl di birra, per cui è comprensibile il motivo che ha portato l’Inter ha cederlo al City”.
[tps_title]Il visionario[/tps_title]
“Non mi accontento di uno/due bicchieri. Un giorno ho incontrato Gesù dopo aver bevuto 18 capirinhas e 14 birre”.
A dir poco preoccupanti le parole dell’ex terzino di Roma e Real Madrid Cícero João de Cézare, alias Cicinho. Un dramma che dopo Maicon, ha colpito un altro terzino brasiliano giallorosso.
“Arrivavo a Trigoria, mi allenavo ma sapevo che la domenica non avrei giocato. E allora quando arrivavo a casa bevevo molto e fumavo. A casa avevo casse di birra e altri tipi di alcool, bevevo da solo o insieme a falsi amici”.
[tps_title]L’Indios[/tps_title]
Matìas Almeyda, ex centrocampista classe 1973. Stiamo parliamo di un calcio nostalgico dei primi anni 2000, quando le proprietà di Parma e Lazio non era ancora indagate per falso in bilancio. Nella sua autobiografia “Alma y mi vida” l’Indio argentino racconta: “L’alcol è stato un problema. Bruciavo tutto negli allenamenti, ma vivevo al limite. Una volta ad Azul, il mio paese, ho bevuto cinque litri di vino, come fosse Coca Cola, e sono finito in una specie di coma etilico. Per smaltire, ho corso per cinque chilometri, finché ho visto il sole che girava. Un dottore mi ha fatto 5 ore di flebo. Sarebbe stato uno scandalo, all’epoca giocavo nell’Inter. Quando mi sono svegliato e ho visto tutta la mia famiglia intorno al letto, ho pensato che fosse il mio funerale”.
[tps_title]L’arciere[/tps_title]
Di Andy van der Meyde non solo abbiamo scritto noi (I precursori del Bomberismo: Andy van der Meyde), ma è stato lo stesso giocatore a vuotare il sacco su tutte le sue problematiche interiori. Tra corse in macchina, avventure amorose e capacità di gestire il denaro pari a quella di un bambino di 8 anni, l’ex ala dell’Inter racconta: “Quando giocavo nell’Everton, una volta passai una serata a gozzovigliare a Manchester, mi scolai un’intera bottiglia di rum e andai direttamente agli allenamenti. Ai test registrai il mio miglior tempo di sempre, ma non riuscii a nascondere la sbronza”.
La morale della favola è: se vesti le maglie di Inter e/o Roma, prima o poi si chiudono i cancelli dei campi da calcio ma ti si spalancano le porte dei Pub.
Guarda anche: