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CHE FINE HANNO FATTO? Da bomber specialista del colpo di testa a dirigente per la squadra che gli ha cambiato la carriera: la storia di Kennet Andersson

Era il partner ideale per attaccanti rapidi e brevilinei: con le sue sponde, i suoi assist e il lavoro sporco, riusciva a esaltarne le qualità meglio di chiunque altro. Oggi lo svedese è tornato in patria e fa parte del consiglio di amministrazione dell’IFK Göteborg, il club dove tutto è cominciato.
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Negli anni '90, a Bologna c’era un ragazzo svedese alto quasi due metri che, con i suoi capelli biondi e la sua presenza imponente, era diventato uno dei pilastri del club, soprattutto nel gioco aereo.

 

La carriera dello svedese


Kenneth Andersson era l’attaccante ideale da affiancare a giocatori rapidi e tecnici: grazie alle sue sponde, al suo lavoro sporco e alla sua intelligenza tattica, permetteva ai compagni di finalizzare a ripetizione, trasformando ogni pallone in area in un’occasione da gol.

 

Classe 1967, nato a Eskilstuna, circa 100 chilometri da Stoccolma, Andersson proveniva da una famiglia di sportivi specializzati in atletica leggera. E in effetti, con quel fisico asciutto e longilineo, sembrava destinato alle piste più che ai campi da calcio. Ma il suo cuore batteva solo per il pallone. Dopo gli esordi nelle giovanili di alcune squadre locali, a 21 anni viene acquistato dall’IFK Göteborg, con cui vince il campionato svedese grazie ai suoi 13 gol in 16 presenze.

Dopo esperienze altalenanti al Mechelen in Belgio e al Norrköping in patria, approda in Francia, al Lille prima e al Caen poi. Proprio lì conquista la convocazione per i Mondiali di USA '94, dove trascina la Svezia fino al terzo posto, firmando ben 5 reti, inclusa quella nella finale per il 3° posto.

A quel punto arriva la chiamata dell’Italia: lo ingaggia il Bari, dove vive la sua prima vera avventura in uno dei campionati più competitivi al mondo. Alla prima stagione segna 12 gol, ma non basta per evitare la retrocessione dei pugliesi. Si trasferisce così a Bologna, dove ritrova il connazionale e amico Klas Ingesson.

In rossoblù segna 26 gol in tre stagioni, di cui ben 12 nella stagione condivisa con Roberto Baggio, con cui forma una coppia d’attacco da sogno: il Divin Codino ne segna 22 in quell’anno. Seguono esperienze alla Lazio, poi ancora al Bologna, quindi al Fenerbahçe e infine al GAIS in Svezia, dove chiude la carriera nel 2005.

Ma che fine ha fatto Andersson?

Dopo aver girato l’Europa in lungo e in largo con gli scarpini ai piedi, è tornato in Svezia, dove ha inizialmente lavorato come commentatore sportivo. Dal 2018 è entrato a far parte del consiglio direttivo dell’IFK Göteborg, la squadra che lo aveva lanciato nel grande calcio.
Un ruolo in cui ha continuato a usare la testa — stavolta non per colpire di testa in area, ma per guidare il club con intelligenza e visione, come ha sempre fatto in campo.

 

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