L'ex terzino destro brasiliano Marcos Cafù è sul lastrico e ha oltre 3 mln di debiti con banche e istituti di credito. La causa della sua bancarotta è da ricondurre a una serie di investimenti sbagliati fatti dopo il suo ritiro dal calcio.
Cafù costretto a vendere la sua villa a San Paolo
Ricchi, ricchissimi... praticamente in mutande, è il titolo di una commedia italiana anni '80 che sintentizza benissimo il tracollo economico di Marcos Cafù, ex terzino della nazionale brasiliana. "Pendolino" è stato costretto a mettere all'asta la sua villa di Barueri, nello Stato brasiliano di San Paolo, per coprire i suoi debiti che ammontano a oltre 3 mln di euro. La villa è valutata 7,4 mln di euro, ma se non dovesse trovare acquirenti verrà svenduta alla metà. Cafù ha provato in tutti i modi, attraverso i suoi legali, a impedire la vendita della villa a cui è molto legato e dove vive con la sua famiglia, ma non c'è stato verso.
Cosa gli è successo?
Ma com'è possibile che un giocatore che ha guadagnato tanto, tantissimo in carriera, si sia ridotto sul lastrico? L'inizio del declino è cominciato anni fa, quando la Fondazione Cafù, ente benefico volto ad aiutare i bambini indigenti del quartiere di Irene Garden, e poi la Capi Penta International Player, società fondata nel 2004 per gestire la carriera di agenti e calciatori nel mondo del calcio, hanno iniziato a macinare debiti su debiti. Inoltre, secondo la stampa brasiliana, Cafù ha tentato di affiancare un uomo d’affari con esborsi importanti di denaro, finché la situazione economica nel 2019 è diventata insostenibile. L'ex terzino di Milan e Roma ha chiesto soldi a banche e a istituti di credito, entrando in un tunnel senza via d'uscita. Il debito più ingente ce l'ha col Banco Industrial, cui la somma da restituire si aggira intorno agli 800mila euro.