Il suo sbarco in Russia con il ruolo di consulente della commissione arbitrale della Federcalcio sembrava ormai cosa fatta, ma alla fine Daniele Orsato, ritiratosi al termine dell'Europeo, ha deciso di non accettare la generosa offerta.
In una lunga intervista rilasciata a Repubblica, l'ormai ex arbitro ha spiegato i motivi del rifiuto: avrebbe tradito tutti i suoi principi.
Orsato e i motivi del no alla Russia
"Mi era stato chiesto di collaborare come esperto arbitrale con la Federazione russa, all'interno di un panel di grande livello tecnico".
Questa la proposta arrivata sul tavolo di Daniele Orsato, uno che a livello arbitrale ha fischiato sui campi più prestigiosi del mondo. Una proposta che il 48enne veneto sembrava potesse accettare, ma che alla fine ha declinato, spiegandone i motivi a Repubblica.
"Se ci vado? Assolutamente no. Sono stato molto lusingato dall'invito. Tuttavia, alla luce della situazione socio-politica attuale e dei principi etici che mi hanno sempre guidato, sia in campo che fuori, ho deciso di non accettare".
Orsato ha anche escluso una sua candidatura alla presidenza dell'AIA:
"No. Io sono un tecnico. Certo oggi l'AIA è afflitta da conflitti interni tra diverse correnti politiche che poi interferiscono nella gestione tecnica. È fondamentale dare una svolta, ma guidare un'organizzazione con oltre 30 mila associati e 206 sezioni richiede un ampio spettro di competenze amministrative e organizzative. Credo che potrei dare il mio contributo solo in un progetto politico che miri a separare nettamente la gestione associativa e politica da quella sportiva".
L'ex fischietto ha poi spiegato i motivi del suo pensionamento, arrivato nonostante potesse continuare ad arbitrare:
Nell'arbitraggio è fondamentale mantenere elevati stimoli mentali per garantire performance di alto livello. Dopo aver raggiunto tutti i traguardi che avrei mai potuto desiderare, ho avvertito che quegli stimoli non erano più così forti. Per questo ho deciso di smettere, con l'obiettivo di cercare nuove sfide e stimoli in un altro ruolo
Infine, riguardo il Var:
"Quello che molti si ostinano a non capire è che la tecnologia non riuscirà mai a eliminare la funzione arbitrale nella valutazione dei falli di contatto, in uno sport dove le dinamiche degli scontri di gioco sono spesso molto complesse da giudicare. Mi piacerebbe un mondo in cui tutti comprendessero anche l'errore dell'arbitro. A volte la certezza non c'è neanche nelle immagini e quindi la decisione del campo rimarrà spesso insostituibile".
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