[tps_title]Alessandro Pirozzi[/tps_title]
Lettera di un laziale a Francesco Totti
Sono nato nel 1997, romano e laziale, un privilegio per me. Sono cresciuto con la Lazio dei fenomeni per poi passare ad anni più bui, fatti di alti e bassi senza mai un progetto degno di questa squadra. Mentre io crescevo tifando un gruppo che si confermava sempre più nel calcio europeo, te cominciavi a dimostrare qualità calcistiche fuori dal normale, da grande giocatore. Ci si scambiava continuamente sfottò, cose del tutto normali per una città come Roma. E solo chi appartiene a questa città può capire quanto sia grande l’odio sportivo fra queste due squadre. Proprio per questo motivo diventasti piano piano il mio più grande “nemico”. Io che ti augurai il peggio in ogni cosa, che esultai solamente al tuo rigore contro l’Australia, che ti battei le mani molto volentieri quando ti vidi disperato dopo la sconfitta del 26 maggio 2013 nella finale di Coppa Italia e che sono sempre stato contrario alla venerazione di un singolo in uno sport come il calcio. Nonostante tutto devo dirti che vederti nella domenica del tuo addio mi ha suscitato qualche sentimento. Ho capito veramente quanto hai fatto per tutte quelle persone in lacrime per te, ho capito quanto può essere doloroso lasciare ciò che più ami, soprattutto se, come si vocifera, non sei stato tu a volerlo. Dopo averti augurato il peggio per venti anni, è arrivato il momento di augurarti il meglio. E questo augurio va oltre i colori che tengo sotto pelle da quando i miei genitori mi cantavano “Vola Lazio vola” nella culla.
In bocca al lupo Francesco, da uno dei tuoi peggiori “nemici”.


