Semedo e l’addio al Barcellona: “Ero uno dei pochi da cui ricavare soldi”

calcio02/03/2021 • 11:17
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Il Barcellona è sempre più in crisi. Solo ieri la polizia regionale della Catalogna ha perquisito la sede del club per far luce sul Barçagate e ha arrestato l’ex presidente Bartomeu, ma i problemi non finiscono qui. C’è il caso Messi, ma ci sono anche i debiti della società blaugrana che ammontano a quasi 1,2 miliardi di euro. Il club ha cercato e cerca di far cassa come può e a confermarlo è anche Nelson Semedo, ex giocatore Barca. Il 27enne, in un’intervista al Telegraph, ha spiegato che la sua avventura in Catalogna si è conclusa principalmente a causa di soldi. Lui infatti era uno di quei pochi giocatori da cui si poteva ricavare un po’ di denaro. Semedo è arrivato a Barcellona dal Benfica nell’estate del 2017. Il portoghese ha collezionato 122 presenze in maglia blaugrana, tra alti e bassi, e a settembre il club ha scelto di fare a meno di lui. 

Semedo e l’addio al Barcellona: “Ero uno dei pochi da cui ricavare soldi”

Il difensore si è trasferito in Inghilterra al Wolverhampton. Il Barcellona, dall’operazione, ha ricavato 30 milioni di euro più 10 di bonus. Denaro che di certo non risolleverà la situazione economica disastrosa del club ma che, in minima parte, comunque aiuta: “Quando sono tornato dalle vacanze, il Barcellona mi ha spiegato che il club aveva problemi economici e che ero considerato uno dei quei pochi giocatori da cui era possibile ricavare del denaro. Alcuni erano nella mia stessa situazione, Luis Suarez, Arturo Vidal e Ivan Rakitic. La pandemia di Covid-19 ha creato problemi finanziari a tutti i club e il Barcellona non fa eccezione. La gente non poteva entrare nemmeno al museo. Nel calcio può succedere di tutto, ma ero un po’ sorpreso quando mi hanno detto che avrei dovuto lasciare il club. Ma andare al Wolverhampton è stata una mia decisione”. 

Semedo ha parlato anche dell’ormai ex compagno Lionel Messi con cui ha giocato per tre stagioni: “Non puoi descrivere le sue qualità. È un giocatore incredibile, che non si può descrivere. Lascia che ti faccia l’esempio dei calci di punizione: non ho mai visto lui tirarne uno in allenamento, mai, neanche una volta. Noi ci allenavamo tutti a tirarle, ma lui noi. Viene fuori tutto naturale. In una delle prime partite che ho giocato a Barcellona, ​​ha ricevuto la palla e ha dribblato cinque giocatori. Ho pensato ‘Come ci riesce?’”.

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