Se pensiamo a un bomber, non possiamo non pensare a Mauro Icardi. Che incarna i valori calcistici e non dell’essere bomber. Perché come abbiamo già scritto nelle puntate precedenti, al giorno d’oggi il ‘bomber’ è spesso anche senza apparenti meriti sportivi. L’attaccante argentino- compagno della modella Wanda Nara- negli ultimi anni è finito sulla bocca di tutti sia per i tanti gol messi a segno con la maglia dell’Inter ma anche per qualche atteggiamento discutibile fuori dal campo.
Nasce a Rosario nel 1993 ma lui è un argentino atipico: cresce nelle giovanili del Barcellona e riesce a consacrarsi in Italia. Nel suo passato non c’è il River o il Boca Juniors, come spesso recitano le carriere degli argentini. È nato a Rosario ma nelle sue vene scorre il sangue europeo. Il suo rapporto con la nazionale è lo specchio del suo rapporto con la patria. Motivo? La nota questione che ha coinvolto la sua attuale compagna Wanda Nara, ex compagna del suo amico Maxi Lopez. Sulla questione si è espresso il ‘Dio‘ del calcio, Diego Armando Maradona. El Pibe de Oro ha tacciato Icardi come traditore e fino a qualche mese fa ha fatto pressione sulla federazione argentina affinché non venisse convocato in nazionale. Una scelta che, però, si è scontrata con l’altro lato di Mauro Icardi: perché, forse, non sarà il più simpatico ma la media gol parla per lui. Anche la Curva dell’Inter, che dovrebbe amarlo per le reti realizzate, vive un rapporto di conflitto con l’attaccante neroazzurro a causa di alcune frasi scritte da Icardi nella sua biografia. Ma anche in questo caso i tifosi si sono dovuti scontrare con la realtà: la caterva di gol che lo rendono immune da critiche. Perché la carriera di Icardi è uno scontro continuo tra ciò che dovrebbe essere e ciò che poi realmente è. O meglio, ciò che gli altri vorrebbero che lui fosse e ciò che lui è. Gli altri vorrebbero una partecipazione maggiore durante la manovra, vorrebbero gesti più tecnici ma lui, invece, riesce ad essere solo maledettamente concerto. Lui bada al sodo. Anzi, bada alla realtà. E nella realtà Icardi sta avendo ragione, sia nell’Inter che nella nazionale.
La cura Spalletti. Luciano da Certaldo è un allenatore che non guarda in faccia a nessuno. Lo ha fatto anche con un’icona del calcio mondiale come Francesco Totti. Ed ha avuto ragione. Mauro Icardi ha trovato, forse, in Spalletti il suo alter ego della panchina. Due figure che non si fanno amare ma tremendamente concrete. E nel calcio, come nella vita, la concretezza è un dono che porta frutti. Le prime quattro partite degli uomini di Spalletti hanno dimostrato come Icardi non sia cambiato nel modo di giocare ma come abbia semplicemente messo la sua concretezza a disposizione di un allenatore che fa dell’efficacia la sua arma migliore. Risultato? Cinque gol per Icardi in quattro partite e 12 punti nelle prime quattro apparizioni. Non è cambiato nulla rispetto al recente passato: Icardi fa parlare di sé sia in campo che fuori. Cinque gol nel rettangolo verde e una capigliatura d’oro, o meglio ‘de oro’. Proprio come quel Pibe de Oro che per lui sembra avere un’ossessione che spesso rasenta il grottesco e che ha portato nel recente passato addirittura Pratto nell’albiceleste piuttosto che Icardi. Ma il passato ora sembra alle spalle. La nazionale è diventata realtà per Icardi, che forse ha scelto i capelli ‘de oro’ per scacciare questo fantasma del Pibe de Oro che aleggia sulle sue prestazioni in nazionale.mPerché per l’Inter è già un Icardi de Oro. In campo ed ora anche in testa.