L’anomalia Crouch

bomber story30/07/2017 • 12:26
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L’espressione “avere un fisico da calciatore” è una di quelle che viene utilizzata, in senso positivo, per descrivere una persona che mostra un corpo tonico e ben allenato. Nell’immaginario collettivo odierno i calciatori sono belli, ammirati e considerati quasi come delle star di Hollywood, tanto che spesso vengono utilizzati dai pubblicitari come testimonial di marche importanti e fatturano più di una piccola azienda. Poi però ti capita di guardare una foto di Peter Crouch e ti chiedi come sia possibile che uno così possa aver giocato a pallone ad alti livelli. Altissimo, magro come un’acciuga (75 chili, per uno alto più di 2 metri, sono davvero pochini), l’opposto del calciatore tipo. Il viso emaciato alla Fassino e le gambe scheletriche da stambecco sono quelli di uno che avrebbe bisogno di una dieta ipercalorica per metter su un po’ di massa muscolare, altro che calcio. L’opposto di Cristiano Ronaldo, bello come un Dio greco, agile e potente come un felino.

Da quando ha iniziato a giocare a pallone Crouch si è scontrato contro gli stereotipi estetici e calcistici a cui lui non aderiva minimamente, dovendo dimostrare ogni volta qualcosa in più degli altri per trovare il suo spazio. Fin dai primi passi nel mondo del calcio è stato considerato un freak, un’anomalia. Glielo urlavano dagli spalti, glielo dicevano quelli che scendevano in campo contro di lui. Volevano farlo sentire un fenomeno da baraccone, una specie di Elephant Man che in campo non ci poteva stare. Alla fine però Peter ha dimostrato che si può diventare calciatori di livello anche senza rispecchiare dei modelli pre-impostati, senza essere omologati.

Partito dai Dulwich Hamlet nei campionati Regional, dopo le giovanili del Tottenham, ha vissuto anche un’esperienza nella fredda Svezia, con l’Hasslehölm. Due tappe che lo hanno temprato, tanto che poi al QPR ha iniziato a farsi valere e per la prima volta è andato in doppia cifra. Al Portsmouth è arrivato a segnare quasi a 20 reti nella stagione disputata in Champioship, ma prima di sbarcare in un grande club ha dovuto ingoiare altri bocconi amari tra Aston Villa, Norwich e Birmingham.

Per affermarsi definitivamente però ci voleva qualcosa di diverso, un posto come Southampton, orfano da pochi anni del genio di Matt Le Tissier. Un altro freak, una divinità calcistica nel corpaccione di uno scaricatore di porto. Sembrava quasi scritto che nella città in cui il geniale calciatore di Saint Peter Port è diventato leggenda lo spilungone Crouch dovesse consacrarsi, e così fu: 12 gol in 27 partite dimostrarono che Peter ormai era diventato un calciatore maturo, in grado di fare reparto da solo e di garantire un contributo di gol importante anche in Premier League. A Liverpool, con un Torres al top della forma, è riuscito comunque a ritagliarsi un suo spazio e a segnare anche gol importanti, come la doppietta nella semifinale del Campionato Mondiale per club del 2005. Poi di nuovo Tottenham (i tifosi del Milan ricordano bene lo spilungone di Macclesfield per il gol segnato a San Siro nel febbraio del 2011, negli ottavi di Champions, che praticamente costò la qualificazione ai rossoneri) e lo Stoke, l’unica squadra in cui Crouch è rimasto per più di tre stagioni e nella quale milita ancora. Un po’ alla volta, grazie al lavoro e alla determinazione, è diventato un calciatore in grado di poter giocare titolare nella Nazionale Inglese (con la quale ha segnato 22 gol in 42 partite, score di tutto rispetto) e di segnare gol importanti anche in Champions.

 

Il fisico per cui tanti lo hanno preso in giro nel tempo si è trasformato nel suo principale punto di forza: ogni lancio nella sua zona di campo è quasi automaticamente suo, non importa quanti difensori lo contrastino (anche nello scorso campionato giocato con lo Stoke, a 36 annim Crouch è stato il calciatore che statisticamente, nei 90 minuti di gioco e considerando i giocatori in campo per almeno 500 minuti, ha vinto più duelli aerei di tutti: ben 12.3 su 16.7 disputati di media. Più del 70%). Col gol segnato al Southampton, squadra crocevia della sua carriera, lo scorso maggio è diventato anche il primo calciatore ad aver segnato 50 gol di testa in Premier, dopo aver battuto il record di 46 detenuto da una leggenda come Alan Shearer.

A uno alto più di 2 metri non si può chiedere di certo la grazia nei movimenti o l’eleganza di un ballerino. Non bisognerebbe nemmeno aspettarsela. Crouch però, nel corso della sua carriera, oltre a saper essere una sponda fondamentale per il gioco dei compagni e un attaccante di tutto rispetto in area, ha dimostrato anche di saper giocare coi piedi. Anzi, in alcuni momenti ha tirato fuori dal cilindro dei gol talmente belli da essere quasi in contrasto con la sua immagine di calciatore goffo. Qualche esempio? Il tiro al volo da fuori area contro il Manchester City, dopo stop volante, che va ad infilarsi nel sette dopo una parabola leggendaria. O le reti in sforbiciata segnate contro il Bolton e il Galatasaray (ai tempi del Liverpool). Leggerezza, coordinazione, precisione: in quei momenti Crouch sembrava trasformarsi quasi in un brevilineo per la facilità di esecuzione di gesti di una difficoltà inaudita.

 

Il capolavoro a volo contro il Manchester City

Sforbiciata contro il Bolton

Sforbiciata contro il Galatasaray

Peter Crouch,  il fenicottero goffo dell’area di rigore, quello preso in giro per la sua stranezza, ha superato i 100 gol segnati in Premier. Goffa, ovviamente, è stata la sua esultanza nell’occasione: la danza stile robot, quella che usava a inizio carriera, quasi a voler prendere in giro la sua macchinosità nei movimenti. E poi, da vero bomber, è riuscito a conquistare una delle donne più belle del Regno Unito, la modella Abbey Clancy.

 

Le loro foto in costume un sorriso lo strappano sempre, vista la differenza tra il corpo perfetto della bionda Abbey e l’ossuto Peter, ma intanto il rapporto va avanti da 10 anni a gonfie vele (si sono sposati nel 2011 e hanno anche 2 figlie). Se non fosse diventato calciatore probabilmente sarebbe ancora vergine, come disse in un’intervista di qualche anno fa diventata cult, che denota anche una certa autoironia. Forse anche quella gli è servita per non ascoltare chi lo prendeva in giro e dimostrare, con i suoi gol, che il calcio è una scienza tutt’altro che esatta.

Grazie a Vincenzo Renzulli per la preziosa collaborazione

bomber story30/07/2017 • 12:26
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Autore

Redazione

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